ROMA - Duecento volte Ciro, capitano a immagine e somiglianza della Lazio: «In comune abbiamo il fatto di non arrenderci mai e voler raggiungere gli obiettivi anche nei momenti difficili». Il campo dà ragione al paragone: Immobile, quota 200 reti in biancoceleste (in 312 partite), l'ha toccata nel periodo più complicato da quando è arrivato a Roma. Oltre alla porta, faticava a ritrovare la maglia da titolare. «Un grande traguardo, i gol sono tutti importanti, quello al Feyenoord ancora di più perché è il 200esimo. Mi ha fatto piacere festeggiarlo insieme al mister e allo staff. Sono orgoglioso». Ci vorrebbero giorni per fare una scrematura e ordinare i più belli: «Esteticamente il migliore è stato a Cagliari (tacco al volo, ndr). Immobile al top, invece, è stato nella stagione 2017-18 e quello della Scarpa d'Oro (2019-20). Sfruttavo al massimo le occasioni, ero una macchina infallibile. Mi è piaciuta pure la prima annata con Sarri, con 27 gol in campionato. Ho dato il massimo sia con lui, sia con Inzaghi».
Immobile, la continuità e la crescita della Lazio
La verità di Ciro è il cinismo fatto realtà: «Chi è il nuovo Immobile? Ho sempre detto che non è tanto nelle caratteristiche, quello che conta in questo sport è la continuità. Ti permette di migliorare e raggiungere altri record. Tutti possono fare 20 gol in un campionato, ma farne 20 per 5 campionati è complicato. Tra 20 anni, se avrò raggiunto i miei obiettivi, sarò felice». Immobile e la Lazio, dal 2016 in poi, sono cresciuti insieme: «Ho sempre avuto voglia di emergere, quando ero bambino è stata dura lasciare casa. Alla Lazio auguro di continuare in questo percorso, in questi anni ho visto dei miglioramenti pazzeschi. Può raggiungere obiettivi importanti nel breve periodo e affermarsi a livello mondiale». Bomber in campo, a volte consigliere fuori: «Con Romagnoli ho fatto un bel lavoro, abbiamo parlato molto per convincerlo a venire. Spesso con la società ci siamo confrontati sugli aspetti comportamentali. Loro potevano scegliere 4-5 prospetti da comprare, la differenza la faceva un giudizio favorevole o contrario del gruppo squadra».
Immobile su Luis Alberto e Chiellini
Una manna, viste le sue caratteristiche, avere uno come Luis Alberto alle spalle: «Il Mago è stato eccezionale nel lavoro che ha fatto per riprendere se stesso e la Lazio. All'inizio ha fatto fatica ad ambientarsi. Con il lavoro e il sacrificio è venuto fuori il talento che conosciamo ora, ma in allenamento si capiva fosse un grande calciatore. Anche Nani era fortissimo e mi ha subito colpito». Il portoghese l'ha fatto meno in partita. «La Lazio ha avuto tanti top player, degli ex mi sarebbe piaciuto giocare con Salas o Signori, uno che segnava sempre, a cui piaceva però anche passare la palla al compagno». Chiellini il più tosto come avversario: «Non molla mai, noi attaccanti aspettiamo momenti di defaillance del difensore, con lui questo era impossibile». Come la fusione tra gli attaccanti selezionati: «Scelgo il destro di Batistuta, il sinistro di Adriano, il colpo di testa di Trezeguet, l'opportunismo di Inzaghi e la tecnica di Ronaldo il fenomeno, R9». Immobile, in soli 7 anni di Lazio, è diventato Ciro200.