Le scelte della Lazio nel mercato di gennaio
La Lazio esce ridimensionata da questo confronto. Zero tiri in porta a Bergamo per ottantaquattro minuti, fino al gol di Immobile. Una squadra che Lotito aveva pensato di completare a gennaio con un giocatore della Championship (la B inglese) - tra Clarke, Rowe e Whittaker -, oppure con Kent (riserva nel Fenerbahçe), i ritocchi immaginati dal presidente per integrare un organico che resta - in base agli analisti di “Transfermarkt” - l’ottavo della serie A per valore economico. Eppure il Lipsia offriva in prestito Timo Werner (volato al Tottenham) e il Benfica era disposto a trattare Rafa Silva, stimato da Sarri.
Sarri e le due certezze da proteggere
Il mercato non è una moda, come sottolineano Lotito e il direttore sportivo Fabiani, però la decisione di non rinforzare la Lazio e di ritenerla già competitiva per centrare la qualificazione in Champions potrebbe rivelarsi un pericoloso azzardo. E un rischio, di riflesso, anche per Sarri. Perché nel club biancoceleste c’è un’abitudine particolare, che si ripete con la stessa costanza degli acquisti saltati a gennaio sul filo di lana: la tendenza è quella di condividere i meriti di una stagione d’oro, come un anno fa, e di interrogarsi invece sugli allenatori quando la realtà non certifica i risultati desiderati. Una tassa che hanno pagato in passato anche Pioli e Inzaghi, durante le loro esperienze a Formello: il primo fu esonerato a distanza di pochi mesi da un terzo posto in campionato e ha poi vinto uno scudetto con il Milan, mentre il secondo (tenuto in sospeso da Lotito sul rinnovo del contratto fino al 23 maggio del 2021) ha già regalato nel frattempo cinque coppe all’Inter. Sarri deve proteggere due certezze: il capolavoro dei 74 punti ottenuti nel 2023 e la necessità di pretendere un ruolo centrale e vincolante sul mercato del futuro.