Inzaghi-Lazio, un incrocio da romanzo

Tre anni dopo il suo addio, a San Siro il tecnico alzerà la Coppa scudetto con l'Inter mentre Tudor insegue l'Europa
Fabrizio Patania

ROMA - Pioli, Sarri e ora Inzaghi. Tre campioni d’Italia. Lotito mediti sul punto d’arrivo. Per adesso, o negli ultimi vent’anni, da Formello sono partiti. Lo scudetto si vince altrove, non alla Lazio, prigioniera del solito dilemma. Un passo avanti e uno indietro, sinceramente, come canta Annalisa. Mau incarna l’occasione persa, era un tecnico oltre i confini e i limiti del club. Simone, guarda il destino, alzerà la Coppa della seconda stella davanti alla Lazio. Succederà domenica dentro un groviglio di emozioni, il passato e il presente, la carriera e gli amori, il gemellaggio tra i 75 mila di San Siro e i suoi vecchi amici, su tutti Immobile, il precursore di Lautaro Martinez. Una festa vera, a distanza di tre anni da un trasferimento epocale, consumato nella notte pazzesca tra il 26 e il 27 maggio 2021.

Inzaghi e il distacco dalla Lazio nel 2021

Inzaghi se ne andava, lasciando Roma e il club del suo cuore dopo una vita. Era arrivato nel 1999. Scelta professionale, maturata in fondo a un quinquennio di successi e provocata dall’attesa estenuante di un rinnovo mai proposto (a certe cifre) sino all’ultimo giorno. Lotito gridò al tradimento, eppure commise con i suoi collaboratori un errore imperdonabile: presentarsi quella sera al ristorante senza i moduli federali, altrimenti Inzaghi avrebbe forse firmato il rinnovo a 2,7 e bonus. L’appuntamento venne rinviato alla mattina successiva e l’inserimento di Marotta, che nei giorni precedenti aveva tessuto la tela con l’agente Tinti, lo dirottò verso l’Inter (a cui Allegri nelle stesse ore disse no) dopo una notte con gli occhi aperti a guardare il soffitto e confrontarsi con la famiglia. Alle 9 di mattina, invece di andare a Formello a firmare dal segretario in attesa, Simone richiamò Lotito per comunicare la sua decisione, oggi impossibile non definire lungimirante.

Successi all'Inter ma la famiglia Lazio è sempre nei pensieri

È diventato uno dei migliori allenatori italiani, forse già lo era, pur avendo bisogno di uno snodo fondamentale: uscire dalla comfort zone di Formello e dimostrarlo altrove. Tre Supercoppe, due Coppe Italia, una finale di Champions e ora lo scudetto. Fenomenale. La Lazio, è la verità, ogni giorno attraversa i suoi pensieri. Possiamo raccontare un retroscena, risale all’8 aprile, sala stampa del vecchio Friuli, mezzanotte e dintorni. Frattesi aveva segnato il gol della svolta (2-1 al 95’) un’ora prima. Simone, con lo scudetto in tasca, chiedeva notizie della Lazio e di un ambiente divorato dalle polemiche, poche ore dopo il derby perso con la Roma e sulla scia del divorzio da Sarri. «Eravamo una famiglia» disse, tirando fuori un sussulto d’orgoglio. Il rapporto di amicizia con Ciro è ancora esistente.


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Lazio, Inter e Inzaghi: incrocio da romanzo

Gli ultras della Lazio, con lo striscione, il 10 maggio per Frosinone-Inter hanno preso posto nel settore ospiti dello Stirpe, popolato dagli amici nerazzurri. Cantavano il suo nome. Inzaghi e l’Inter non regaleranno niente. Tudor insegue l’impresa, deve blindare l’Europa League, tenendo aperta l’ipotesi remota della Champions. Simone, destino crudele, può richiudere lo spiraglio. Nel 2002, quando l’Inter di Ronaldo e Cuper perse lo scudetto all’Olimpico (2-4), era il centravanti della Lazio e segnò di testa affondando Moratti. Nel 2018, all’ultima giornata, l’Inter di Spalletti vinse in rimonta (3-2) a Roma soffiandogli quarto posto e qualificazione Champions. Un altro incrocio da romanzo. Le luci di San Siro cosa racconteranno oltre alla festa scudetto?


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ROMA - Pioli, Sarri e ora Inzaghi. Tre campioni d’Italia. Lotito mediti sul punto d’arrivo. Per adesso, o negli ultimi vent’anni, da Formello sono partiti. Lo scudetto si vince altrove, non alla Lazio, prigioniera del solito dilemma. Un passo avanti e uno indietro, sinceramente, come canta Annalisa. Mau incarna l’occasione persa, era un tecnico oltre i confini e i limiti del club. Simone, guarda il destino, alzerà la Coppa della seconda stella davanti alla Lazio. Succederà domenica dentro un groviglio di emozioni, il passato e il presente, la carriera e gli amori, il gemellaggio tra i 75 mila di San Siro e i suoi vecchi amici, su tutti Immobile, il precursore di Lautaro Martinez. Una festa vera, a distanza di tre anni da un trasferimento epocale, consumato nella notte pazzesca tra il 26 e il 27 maggio 2021.

Inzaghi e il distacco dalla Lazio nel 2021

Inzaghi se ne andava, lasciando Roma e il club del suo cuore dopo una vita. Era arrivato nel 1999. Scelta professionale, maturata in fondo a un quinquennio di successi e provocata dall’attesa estenuante di un rinnovo mai proposto (a certe cifre) sino all’ultimo giorno. Lotito gridò al tradimento, eppure commise con i suoi collaboratori un errore imperdonabile: presentarsi quella sera al ristorante senza i moduli federali, altrimenti Inzaghi avrebbe forse firmato il rinnovo a 2,7 e bonus. L’appuntamento venne rinviato alla mattina successiva e l’inserimento di Marotta, che nei giorni precedenti aveva tessuto la tela con l’agente Tinti, lo dirottò verso l’Inter (a cui Allegri nelle stesse ore disse no) dopo una notte con gli occhi aperti a guardare il soffitto e confrontarsi con la famiglia. Alle 9 di mattina, invece di andare a Formello a firmare dal segretario in attesa, Simone richiamò Lotito per comunicare la sua decisione, oggi impossibile non definire lungimirante.

Successi all'Inter ma la famiglia Lazio è sempre nei pensieri

È diventato uno dei migliori allenatori italiani, forse già lo era, pur avendo bisogno di uno snodo fondamentale: uscire dalla comfort zone di Formello e dimostrarlo altrove. Tre Supercoppe, due Coppe Italia, una finale di Champions e ora lo scudetto. Fenomenale. La Lazio, è la verità, ogni giorno attraversa i suoi pensieri. Possiamo raccontare un retroscena, risale all’8 aprile, sala stampa del vecchio Friuli, mezzanotte e dintorni. Frattesi aveva segnato il gol della svolta (2-1 al 95’) un’ora prima. Simone, con lo scudetto in tasca, chiedeva notizie della Lazio e di un ambiente divorato dalle polemiche, poche ore dopo il derby perso con la Roma e sulla scia del divorzio da Sarri. «Eravamo una famiglia» disse, tirando fuori un sussulto d’orgoglio. Il rapporto di amicizia con Ciro è ancora esistente.


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