ROMA - Provedel e Mandas, non Provedel o Mandas. Niente tormentoni o tormenti. Non c’era e non ci sarà un portiere di campionato e uno di Coppa. E’ cambiato poco o nulla nel loro utilizzo dopo il lancio del greco in Europa, una specie di premio di produzione e alla comprensione per l’invisibilità: mancava solo lui (oltre Gigot) nella lista degli esordi. Provedel, inamovibile se non per casi occasionali e/o eccezionali, è il numero 1 assoluto, resta proprietario del posto in Italia e in Europa. Si parla di podio, non di semplice gerarchia. E Mandas è il suo vice. Eventuali staffette saranno valutate di volta in volta in base allo stato di forma. E’ stato fatto anche prima di Lazio-Nizza. Provedel, dopo lo stop di due mesi nel finale dello scorso anno, ha iniziato il ritiro fresco come una rosa e ha ripreso ritmo con le partite, giocando senza soluzione di continuità. La partita, per un portiere, è vitale. C’era stato lui ad Amburgo contro la Dinamo mentre prima della seconda partita europea s’è deciso che era il momento giusto per vedere all’opera anche Mandas. Caso ha voluto (se lo è stato) che il giorno dopo s’è discusso di nuovo del rinnovo di contratto con il padre e i suoi manager ricevuti a Formello (si va verso l’accordo fino al 2029). Chissà che non abbia influito anche quel post criptico e al tempo stesso subliminale firmato dal greco appena era stata ufficializzata la presenza di Provedel alla prima europea. Le debolezze sono umane. La coabitazione tra Provedel e Mandas resta pacifica, stanno dimostrando di saper rispettare i loro confini nonostante differenza di età (30 anni Provedel, 23 Mandas) e di esperienza. Baroni vuole che in questo ruolo i patti siano chiari, non estrae i nomi a sorte.
Lazio, Provedel è il titolare
Realtà oggettiva. Ivan è sempre stato metà difesa per la Lazio, fin dal primo anno. Continua ad esserlo. Si sono sprecati tutti gli aggettivi per raccontarlo. Molti gol in queste prime nove partite (8 da lui giocate) li ha evitati consentendo di incassarne meno e di reggere il piano ultraoffensivo. Le sue parate danno ossigeno. Baroni continua a chiedergli apporto da regista arretrato, il giro palla da dietro non è stato cancellato dal piano di gioco: i lanci lunghi spesso si alternano con tagli centrali o sugli esterni, a corta o lunga gittata. Baroni, abile curatore di spogliatoi, lavora per non creare dualismi, per tenere tutti in azione, stando attento ad equilibri e minutaggi. Nel ruolo del portiere è più difficile.
Lazio, Mandas è il dodicesimo
La vita del numero 1 è sicuramente migliore della vita del numero 12 (da ruolo). Mandas ha 23 anni, incombe come un predestinato nelle valutazioni future. La società ha interesse a valorizzarlo il più possibile se è vero, come sembrava, che in estate a Formello aspettavano offerte da 20 milioni, così preannunciate seppure mai arrivate. E’ toccato dalla grazia che può fare di un portiere un bel portiere. Le chiamate del destino non sono mai facili, ha sempre risposto pronto. E’ successo quando è arrivato alla Lazio di passaggio: Sarri e il preparatore Nenci spinsero la società a tenerlo. E’ successo quando ha esordito nel derby di Coppa Italia. E’ successo nel finale dell’anno scorso. E’ successo contro il Nizza su un campo alluvionato. Mandas non sarà riserva a vita, può aspirare ad un posto da titolare nella Lazio o altrove. S’è deciso di tenerlo per garantire a Baroni due portieri all’altezza, ma non ancora alla pari.