Lazio, un forte lavoro di gruppo

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Alberto Polverosi
5 min

Prima l’Atalanta, poi la Fiorentina, infine la Lazio. Tre vittorie e tutt’e tre, in un colpo solo, hanno sorpassato la Juve ora sesta e fuori dalla zona-Champions anche se dovessimo portarci pure la quinta squadra. Tutt’e tre al terzo posto, a due punti dall’Inter. Si potranno divertire a infastidire le grandi. L’ultima in ordine di tempo ad agganciare il treno delle trio ambizioso è stata la Lazio che ha colpito duro a Como. Doppietta di Castellanos, gol di Patric, di Tchaouna e di Pedro che a 37 anni, la stessa età del suo connazionale Fabregas seduto sulla panchina dei comaschi, ha ancora la forza di giocare una partita ad altissima intensità e soprattutto di segnare. E’ il quinto gol di questo fenomeno della natura nelle ultime sei partite. Baroni lo ha ringiovanito tantoché nel secondo tempo, sostituito Noslin per far entrare Dia, è stato lui, Pedro, a spostarsi sulla fascia sinistra. E anche da lì ha proseguito la sua straordinaria partita. Ancora gol di Pedro e ancora assist di Nuno Tavares, in questa felice consuetudine la squadra di Baroni si esalta. Sta vincendo tanto, più di quanto si potesse immaginare alla vigilia del campionato, e sta vincendo bene. La diffidenza è diventata garanzia nel giro di tre mesi.

L’idea che trasmette la squadra di Baroni è quella di un blocco che si muove tutto insieme. Solido ma tutt’altro che statico, un blocco che avanza e arretra come se fosse legato con un fil di ferro. Per dire, Castellanos è stato ammonito per un fallo su Strefezza: stava facendo il difensore. Quanto a Pedro, un paio di volte è andato a strappare nella metà campo laziale e da lì ripartire. Sembra quasi di vederli sorridere in campo, tanto si divertono. C’è un bel lavoro alle spalle di questa squadra, un forte lavoro di gruppo. Baroni, un po’ per necessità e un po’ per scelte tecniche, ha presentato ieri sera a Como la tredicesima formazione diversa di questa stagione eppure non si sono notate variazioni al tema. Sono sempre tutti dentro al suo disegno. Mancavano due giocatori non da poco, Rovella e Zaccagni, il regista e il 10 della Lazio, ma le misure, le attenzioni, gli spazi ridotti agli avversari sono rimasti gli stessi di sempre. Come spesso accade, la gloria va agli attaccanti, però anche ieri dietro hanno giocato una partita in sicurezza, senza Romagnoli, con Patric al fianco di Gila. Per il talentino Nico Paz e Cutrone è stata una serata complicata, assai poco produttiva. La forza della Lazio non si è vista solo mentre il risultato era al sicuro sul 2-0, ma anche dopo la fantastica rete di Mazzitelli, quando il Como a inizio ripresa è rientrato in partita.

Allora bisognava cambiare registro, bisognava controllare, soffrire e possibilmente ripartire. C’erano altre necessità e anche da quella fase rischiosa la Lazio ne è venuta fuori con lucidità, con forza, soprattutto con compattezza. L’espulsione di Braunöder avrebbe agevolato la serata della Lazio, se quattro minuti dopo anche Nuno Tavares non fosse finito fuori per doppio giallo. E mentre il Como stava spingendo al massimo, qualcuno si è ricordato di Immobile. Cosa c’entra Ciro? C’entra, c’entra. Sull’angolo pennellato da Pedro (ovviamente), Dia ha toccato la palla sul secondo palo e Patric l’ha messa destra. Il secondo palo era l’amico fedele di Immobile e la sua eredità è stata d’aiuto anche tre mesi dopo il suo addio. Poi, per il secondo gol di Castellanos è servito il secondo assist di Dia. Quando funziona la connessione. E siccome ora nella Lazio funziona tutto, ma proprio tutto, il 5-1 è arrivato da un passaggio di Lazzari a Tchaouna, i sostituti spediti in campo da Baroni.


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