Notte da vera Lazio: l’Olimpico freme e la Curva Nord prepara una maxi-coreografia

Oggi il club biancoceleste gioca la centesima partita dal 2009 in Europa League. Lotito soltanto due volte ai quarti: nel 2013 con Petkovic e nel 2018 con Inzaghi
Fabrizio Patania

Due buone notizie: il pallone lo porta la Lazio, non dovrebbe essere sgonfio come a Plzen e si gioca all’Olimpico, evitando le buche e le zolle trovate in Repubblica Ceca. Pensate quante ne avrebbe dette Sarri, che ha vinto l’Europa League al Chelsea ma non l’ha mai sopportata a Formello. Mau ragionava dalla Champions in su. Pensieri troppo elevati e scomodi per Lotito, abituato al limbo. Undicesima partecipazione in venti anni di gestione. Solo due volte, nel 2013 e nel 2018, la Lazio ha raggiunto i quarti. Petkovic si fece eliminare dai turchi del Fenerbahce con la complicità dello scozzese Collum e un arbitraggio scandaloso a Istanbul. Inzaghi, sopra di tre gol, subì la rimonta e un cappotto memorabile nell’ultima mezz’ora a Salisburgo. Da sette anni il club biancoceleste non andava così avanti nel torneo e non entrava nel tabellone a eliminazione diretta con prospettive tanto allettanti. C’è un percorso agevolato verso la finale di Bilbao, a patto di non snobbare l’impegno e continuare con lo stesso entusiasmo.

Svolta Lazio

Baroni, debuttante in Europa a 61 anni, ha trasmesso fame e ambizioni superiori al gruppo: vuole portare la Lazio oltre i suoi stessi limiti e confini mai esplorati. Ha già stabilito un record, il primo posto con la nuova formula della fase campionato a 36 squadre. Tutti in fila dietro alla squadra biancoceleste, sette vittorie in nove partite, l’unico ko (ininfluente) a Braga a fine gennaio, l’impresa epica di Plzen. Nessuno, nella storia della vecchia Coppa Uefa e dell’attuale Europa League, era mai riuscito a vincere una partita in nove contro undici. Questa sera mancheranno Gigot e Rovella, espulsi all’andata e squalificati, ma la Lazio si presenterà con quasi tutti i suoi titolari. Niente calcoli nei quattro giorni di svolta della stagione: domenica al Dall’Ara è in calendario un vero e proprio “spareggio” in chiave Champions con il Bologna.


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In bilico

Si parte dal 2-1 di Plzen e dal capolavoro, al minuto 98, di Isaksen. Sinistro all’incrocio dei pali dopo il raid di Guendouzi, riccioli e ardore, tuttocampista di livello top club. Baroni lo sa benissimo: non è facile e neppure scontato l’ingresso ai quarti. Un gol di vantaggio non basta. Come ha spiegato ieri, proverà a chiudere subito il discorso, nello stesso modo in cui l’Inter ha messo a cuccia il Feyenoord a San Siro. Le partite semplici possono diventare difficili. La maturità di una grande squadra passa attraverso l’attenzione, la duttilità e il modo di interpretare ogni copione. Si può vincere e passare il turno senza incantare. Il Viktoria Plzen corre, ha fisico e centimetri, spara pallonate in avanti e sale a rimorchio. Guendouzi, Vecino, Pedro e Romagnoli possiedono l’esperienza giusta per non farsi mettere sotto.

La coreografia della Curva Nord

La Curva Nord ha preparato una coreografia speciale. Previsti all’Olimpico 40 mila spettatori. L’appuntameto, a suo modo, è storico. Si tratta della centesima partita della Lazio in Europa League dal 2009, compresi preliminari e senza considerare la vecchia Uefa. Il conto dice 46 vittorie, 24 pareggi e 28 sconfitte. Una bella serata può dare lo slancio verso Bilbao. Nei quarti ci dovrebbe essere il Bodo Glimt. Poi, andando avanti, una tra Eintracht, Ajax, Az e Tottenham. Non impossibile, ma per sognare serve una notte da vera Lazio.

 

 

 


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Due buone notizie: il pallone lo porta la Lazio, non dovrebbe essere sgonfio come a Plzen e si gioca all’Olimpico, evitando le buche e le zolle trovate in Repubblica Ceca. Pensate quante ne avrebbe dette Sarri, che ha vinto l’Europa League al Chelsea ma non l’ha mai sopportata a Formello. Mau ragionava dalla Champions in su. Pensieri troppo elevati e scomodi per Lotito, abituato al limbo. Undicesima partecipazione in venti anni di gestione. Solo due volte, nel 2013 e nel 2018, la Lazio ha raggiunto i quarti. Petkovic si fece eliminare dai turchi del Fenerbahce con la complicità dello scozzese Collum e un arbitraggio scandaloso a Istanbul. Inzaghi, sopra di tre gol, subì la rimonta e un cappotto memorabile nell’ultima mezz’ora a Salisburgo. Da sette anni il club biancoceleste non andava così avanti nel torneo e non entrava nel tabellone a eliminazione diretta con prospettive tanto allettanti. C’è un percorso agevolato verso la finale di Bilbao, a patto di non snobbare l’impegno e continuare con lo stesso entusiasmo.

Svolta Lazio

Baroni, debuttante in Europa a 61 anni, ha trasmesso fame e ambizioni superiori al gruppo: vuole portare la Lazio oltre i suoi stessi limiti e confini mai esplorati. Ha già stabilito un record, il primo posto con la nuova formula della fase campionato a 36 squadre. Tutti in fila dietro alla squadra biancoceleste, sette vittorie in nove partite, l’unico ko (ininfluente) a Braga a fine gennaio, l’impresa epica di Plzen. Nessuno, nella storia della vecchia Coppa Uefa e dell’attuale Europa League, era mai riuscito a vincere una partita in nove contro undici. Questa sera mancheranno Gigot e Rovella, espulsi all’andata e squalificati, ma la Lazio si presenterà con quasi tutti i suoi titolari. Niente calcoli nei quattro giorni di svolta della stagione: domenica al Dall’Ara è in calendario un vero e proprio “spareggio” in chiave Champions con il Bologna.


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