I silenzi di Lotito non sono mai deboli, sono eloquenti. Ieri è stato sfuggente sia all’arrivo che all’uscita dalla Regione Lazio dove erano in programma le celebrazioni per i 125 anni della società biancoceleste. Nessuna reazione dopo Bologna, solo un accenno al progetto Flaminio. Forse è stato un silenzio programmato, per evitare che divampino altri falò. Si tiene tutto dentro, valuta se intervenire o meno a Formello durante la sosta o se aspettare una riprova. Siamo in un momento cruciale, dopo la sosta il ciclo di partite che attende la Lazio indirizzerà il finale di stagione tra campionato ed Europa. Più di qualcosa non è piaciuta al presidente negli ultimi due mesi, più di qualcosa non lo convince e il ko di Bologna l’ha fatto sobbalzare. Spera in una ripresa veloce, questo lo frena. L’ora delle valutazioni è scattata, l’ora dei giudizi avverrà a fine stagione, impossibile affrontare in primavera discorsi futuri legati al rinnovo di Baroni, in scadenza a giugno 2026. Meglio a bocce ferme.
Gli estremi in casa Lazio: pesa il ko con il Bologna
La Lazio è sempre divisa da destini estremi, negli umori passa dall’euforia alla sfiducia in un baleno. Si è partiti con un’opera di ringiovanimento profonda e rischiosa. Baroni, con un coraggio ai limiti della pazzia, s’è inventato un modulo (il 4-2-3-1), dopo l’intuizione del diesse Fabiani di acquistare Dia ad agosto. Noslin aveva già fatto venire dubbi sull’adattamento al grande salto. La Lazio si è trovata un tesoro d’allenatore in panchina. Aveva ricostruito valori di spogliatoio, valori di campo. Quel tesoro adesso non può essere sperperato. La società è convinta di aver allestito una squadra forte e competitiva, ma alcuni limiti c’erano e sono venuti a galla: la fragilità di alcuni giovani (Noslin e Tchaouna su tutti), di un centravanti-bomber, la mancanza di un mediano (fino all’arrivo di Belahyane) e la delicatezza di Tavares. Baroni, con tutto il meglio del suo repertorio, aveva trovato la chiave giusta organizzando un ampio turnover, evitando rischi ai giocatori più cagionevoli. Poi ha cambiato linea, anche perché costretto dalle assenze, alcune evitabili (come gli infortuni per ricaduta). «Certe partite si giocano con i giocatori di spessore», la difesa del tecnico post-Bologna.
Lazio-Baroni: gli scenari sul contratto
La Lazio scintillante di agosto-dicembre aveva fatto innamorare tutti, figuriamoci Lotito, tronfio come non mai dopo le contestazioni estive. Il 19 novembre parlando di Baroni ricordava che è stato «preso sapendo che persona è e cosa può dare. Ritengo ci siano margini di miglioramento, ma dobbiamo mantenere equilibrio e la voglia di divertirsi e di far divertire i tifosi. Il rinnovo? Con Baroni c’è un rapporto di empatia, siamo una famiglia. I meriti non saranno mai disattesi». A giugno era iniziato un progetto biennale, di ricostruzione, che Baroni non smette di sottolineare, soprattutto negli ultimi tempi. Il diesse Fabiani ricorda spesso che si è al «50-60% del lavoro». Baroni è pur sempre in corsa per la Champions e può sognare la vittoria dell’Europa League. I conti si possono fare solo a fine anno, ma sarebbe meglio dare continuità. Non si può sempre ripartire, i limiti estremi sono già stati superati. Nel bene e nel male.