
Diverse le versioni di Lotito viste nelle ultime due settimane. Il Lotito presidente rigorista, nel senso del rigore, piombato a Formello pochi giorni dopo Bologna per “evangelizzare” Baroni e la squadra, convertendo il primo al tunover e i giocatori alla spiritualità da gruppo «coeso e volitivo», suoi must. Poi il Lotito accusatore del sistema calcio, col dito puntato contro le big che vincono «con 600-700 milioni di debiti». Infine il Lotito pater familias, intervenuto al pranzo di venerdì a Formello organizzato per la rifamiliarizzazione del gruppo. Un presidente da bastone e carota, oltranzista su alcuni punti, indulgente su altri. Arrivati alla 30ª giornata, con l’Europa League ancora tutta da giocare, la società ha utilizzato il doppio metro di giudizio e di gestione nei confronti della squadra. Da un lato l’ordine di rialzarsi dopo la caduta. Dall’altro l’apertura a chiudere l’accordo sui premi collettivi che vanno depositati ogni anno. Prima di Bologna era stato trovato un accordo verbale tra società e spogliatoio, può essere ratificato. Per adesso comprende la qualificazione in Champions, dal valore di 2,5 milioni. E’ in sospeso il premio per l’eventuale vittoria dell’Europa League, probabilmente anche per questioni scaramantiche.
La mossa di Lotito
Non è certo tempo di concessioni extra, di attribuzioni di titoli di merito o di regali visto l’andamento lento in campionato e il crollo di Bologna. Ma è un segnale di fiducia inviato alla squadra. Gli interventi di Lotito e Fabiani non sono stati solo trancianti, sono stati pungenti e avveduti. La presenza di Lotito venerdì a Formello non è casuale, in altri momenti avrebbe saltato l’appuntamento conviviale. Il presidente e Fabiani hanno sollecitato Baroni, ma questo non può essere un alibi per i giocatori. L’atteggiamento di Bologna era stato condannato subito dalla società. Non era piaciuta la condotta dei nazionali, distratti dalle convocazioni.