La Lazio di Don Matteo Cancellieri: la doppietta gli vale un record© BARTOLETTI

La Lazio di Don Matteo Cancellieri: la doppietta gli vale un record

L'ex Parma segna una doppietta in Serie A, con la maglia biancoceleste, a 23 anni e 234 giorni: è tra i più giovani laziali della storia a riuscirci
Daniele Rindone

ROMA - Per ridare futuro alla Lazio serve il presente giovanissimo di Matteo Cancellieri. Ha dato una scossa emotiva e tecnica alle partite vuote, ai tifosi arrabbiati, al Sarri sconsolato e provato, ai compagni incupiti, alla classifica che è un limbo, l’orlo dell’abisso. La sua esplosione è una scarica elettrica dopo un’estate senza acquisti, dopo la triste carestia di mercato e di talento che ha colpito la Lazio. La sua storia dice che, insistendo e soprattutto volendo, ci può essere posto per tutti. E che un bel destino non si deve negare a nessuno, soprattutto a un ventenne. Cancellieri, con buona pace di chi ci ha creduto e a dispetto di chi non ci credeva, non era un’illusione ottica quando è stato scelto, al massimo un frutto intempestivo, ancora acerbo, da far fruttare. Quel che è stato è stato, ora Cancellieri è cresciuto, è in fase di esplosione e dev’essere la Lazio a crescegli intorno.

Cancellieri, il tesoro

Gol giovani. Gol italiani. Gol romani. Sono i gol di don Matteo Cancellieri, don non sta per fiction, come appellativo nobiliare dopo la prima doppietta in A, dopo il terzo gol di fila in biancoceleste che gli è valso la palma di più giovane italiano della Lazio a segnare una doppietta in campionato (a 23 anni e 234 giorni) dopo Massimiliano Esposito (23 anni e 92 giorni), i suoi gol risalgono al 27 agosto 1995 contro il Piacenza. Tre tuoni in due partite, in cinque presenze, tanti quanti quelli segnati l’anno scorso in 27 partite. Matteo è il segnale di come può tornare a essere la Lazio, se scatterà una nuova rigenerazione. E’ riuscito a convincere Sarri a tenerlo nonostante fosse in lista d’uscita. E’ riuscito a conquistarsi il posto sfruttando lo smarrimento di Noslin, la lentezza della sua crescita, e i problemi di Isaksen, ridotto a panchinaro. Cancellieri era costato 7 milioni più 1,5 di bonus, al tempo (nel 2022) passò come una sopravvalutazione. Lotito, a caccia di pulsvalenze, tre anni dopo può essersi ritrovato un tesoro in casa. L’unico investimento, con Zaccagni, chiuso con il Verona di Setti che può farlo guadagnare anziché perdere.


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Lazio, gli scenari con Cancellieri in campo

E’ pur vero che Cancellieri si è mostrato diversamente. E’ cresciuto in prestito, a Empoli e a Parma. E’ tornato più maturo, più pronto. Ha particolari attitudini, fisiche e tecniche. Un gran fisico, 1,85 di altezza, un sinistro preciso e folgorante. Nonostante la stazza è un acceleratore di gioco. Ha il mancino, ha anche il colpo di testa (a Genova prende il palo e Zaccagni fa tap-in). Cancellieri sa danzare sul filo del contropiede, s’è visto a Marassi e contro il Torino. Sfrutta le ripartenze fulminee, verticali, e le sponde che questa Lazio di Sarri sta proponendo. Nel 4-4-2 o nel 4-2-3-1 meno possesso, in mancanza di centrocampisti adatti, più lanci lunghi. Castellanos l’ha innescato a Genova. Pedro contro i granata. Sempre in profondità, a destra. Matteo ha lavorato su velocità ed esplosività, mira. È un esterno di profondità e di rapina, di scambio rapido e di guizzo. Soprattutto non è mai un corpo estraneo alla squadra. Che questo ragazzo piaccia tanto ai laziali s’è visto sabato, dal modo in cui i tifosi accompagnavano i suoi assalti, scatti e galoppate da contropiedista-sarrista. Una luce oltre questo tempo cupo.

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ROMA - Per ridare futuro alla Lazio serve il presente giovanissimo di Matteo Cancellieri. Ha dato una scossa emotiva e tecnica alle partite vuote, ai tifosi arrabbiati, al Sarri sconsolato e provato, ai compagni incupiti, alla classifica che è un limbo, l’orlo dell’abisso. La sua esplosione è una scarica elettrica dopo un’estate senza acquisti, dopo la triste carestia di mercato e di talento che ha colpito la Lazio. La sua storia dice che, insistendo e soprattutto volendo, ci può essere posto per tutti. E che un bel destino non si deve negare a nessuno, soprattutto a un ventenne. Cancellieri, con buona pace di chi ci ha creduto e a dispetto di chi non ci credeva, non era un’illusione ottica quando è stato scelto, al massimo un frutto intempestivo, ancora acerbo, da far fruttare. Quel che è stato è stato, ora Cancellieri è cresciuto, è in fase di esplosione e dev’essere la Lazio a crescegli intorno.

Cancellieri, il tesoro

Gol giovani. Gol italiani. Gol romani. Sono i gol di don Matteo Cancellieri, don non sta per fiction, come appellativo nobiliare dopo la prima doppietta in A, dopo il terzo gol di fila in biancoceleste che gli è valso la palma di più giovane italiano della Lazio a segnare una doppietta in campionato (a 23 anni e 234 giorni) dopo Massimiliano Esposito (23 anni e 92 giorni), i suoi gol risalgono al 27 agosto 1995 contro il Piacenza. Tre tuoni in due partite, in cinque presenze, tanti quanti quelli segnati l’anno scorso in 27 partite. Matteo è il segnale di come può tornare a essere la Lazio, se scatterà una nuova rigenerazione. E’ riuscito a convincere Sarri a tenerlo nonostante fosse in lista d’uscita. E’ riuscito a conquistarsi il posto sfruttando lo smarrimento di Noslin, la lentezza della sua crescita, e i problemi di Isaksen, ridotto a panchinaro. Cancellieri era costato 7 milioni più 1,5 di bonus, al tempo (nel 2022) passò come una sopravvalutazione. Lotito, a caccia di pulsvalenze, tre anni dopo può essersi ritrovato un tesoro in casa. L’unico investimento, con Zaccagni, chiuso con il Verona di Setti che può farlo guadagnare anziché perdere.


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