Serie A Milan, Mihajlovic: «Balotelli? Si è comportato da 10, ma deve dare di più in campo»

Il tecnico dei rossoneri: «Sono sicuro che ci riuscirà. Lui sa che ha fatto tante cose sbagliate, è il primo a dirlo»
Serie A Milan, Mihajlovic: «Balotelli? Si è comportato da 10, ma deve dare di più in campo»© LaPresse/Spada
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ROMA - Sinisa Mihajlovic si confessa a “Mister Condò – Gli allenatori si raccontano” (in onda il primo aprile alle ore 23, su Sky Sport 1 HD, Sky Calcio 1 HD e on demand). Il tecnico del Milan ha ripercorso alcune tappe particolarmente significative della sua vita. Un racconto intenso e commovente, realizzato all’interno della suggestiva cornice del Museo Bagatti Valsecchi, nel cuore di Milano. Il tutto, come sempre arricchito dalle illustrazioni a fumetti di Giuseppe Ferrario e dalle tavole grafiche di Andrea Gilardi.



I TEMI - Dai conflitti dei Balcani al Milan di Berlusconi. Mihajlovic ha ripercorso alcuni momenti chiave del suo cammino: l’infanzia a Borovo, il senso di appartenenza e la scoperta del concetto di nazionalità, l’arrivo in Italia, la Roma di Boskov, il debito di riconoscenza verso la Sampdoria; poi il ritorno nella Capitale, la rivoluzione tecnica di Eriksson e i trionfi di una Lazio stellare. E ancora, le magie su punizione, l’amicizia con Mancini, il rapporto con Ibrahimovic, Balotelli e infine l’esperienza in rossonero, che lo vede ancora protagonista.

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SU BALOTELLI E IL CALCIO - Ecco alcuni passaggi dell'intervista: «Io un duro? Sicuramente ho una grande personalità. Sono nato in un Paese dove bisogna essere duri non per scelta, ma per necessità di sopravvivere. A me le pressioni piacciono, non sono mai scappato da quelle. Ho vissuto ben altro, spesso dico che quando uno ha fatto due guerre non può avere paura di una partita di calcio. Sono pressioni che a me piacciono e io riesco a dare il meglio di me quando ci sono pressioni, perché per me il calcio è importante, ma è pur sempre un gioco, non è la vita. Balotelli? Sono stato dritto, schietto, come sono fatto io. Volevo parlare con lui e guardarlo negli occhi, perché conosco Mario da quando Mancio lo fece debuttare all’Inter, quando era un ragazzino. Da allora sono passati tanti anni, è anche cambiato. Ho ritrovato una persona matura, ho visto un uomo, non un ragazzino. Ho voluto guardarlo negli occhi e mi ha dato l’impressione giusta. La cosa fondamentale è che lui è un bravo ragazzo, gli voglio bene. Lui sa che ha fatto tante cose sbagliate, è il primo a dirlo. È vero che è tutto molto amplificato quando si tratta di lui, ma è anche vero che molto è farina del suo sacco. Quest’anno si è sempre comportato da dieci. Poi deve fare qualcosa in più in campo, questo lo sa anche lui e ne parliamo spesso. Sono sicuro che ci riuscirà».

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