ROMA - I giorni del Milan che verrà sono arrivati. Nella sede di Via Aldo Rossi si decide il destino del Diavolo, sempre più proiettato (anche Berlusconi sembra abbastanza convinto) sulla strada che porta dritta verso la Cina.
Era tutto scritto nell'accordo per andare in trattativa in esclusiva con la conglomerata cinese, accordo firmato dalle parti lo scorso 10 maggio: entro il 28 Fininvest avrebbe dovuto conoscere l'esatta composizione degli acquirenti e il loro piano di investimento nel dettaglio. Un piccolo rinvio e il weekend di mezzo hanno rimandato tutto a queste ore: Nicholas Gancikoff, l'uomo di fiducia in tutta questa operazione dell'advisor italoamericano Sal Galatioto, oggi e domani sarà a Milano per presentare tutti i dettagli dell'operazione Milan ai cinesi.
CLAUSOLE E DETTAGLI DELL'OPERAZIONE - La trattativa procede e, al momento, procede senza alcun intoppo. Le parti hanno effettuato in queste prime due settimane di esclusiva la fase di due diligence (che è ancora in corso) e si sono confrontate su tutti i dettagli (clausole e controclausole) che dovranno portare alla cessione del 70% del pacchetto azionario del Diavolo a scadenza dell'esclusiva (entro il 15 giugno), e del restante 30% nell'arco di un anno e mezzo/due anni.
L'operazione è da 740 milioni tolti i debiti, quindi il Milan, se sarà venduto, sarà venduto per una cifra vicina ai 500 milioni di euro. Sal Galatioto ha avuto le rassicurazioni che cercava dai gruppi finanziari cinesi interessati, e ha dato mandato al suo fido Gancikoff di presentare l'offerta orientale nel dettaglio. Avverrà nelle prossime 48 ore e saranno ore importanti, perché dal momento della presentazione,
Fininvest (e più direttamente Silvio Berlusconi)
avrà a sua volta
un tempo tecnico (anche qui un paio di giorni)
per chiamarsi fuori dalla trattativa in eslcusiva o proseguire fino all'eventuale firma del preliminare prevista per il 15 giugno. In parole povere, siamo al bivio più atteso:
Berlusconi se convinto va avanti, altrimenti può chiamarsi fuori senza alcuna penale da pagare. Momento delicato, certo, ma le recenti dichiarazioni del patron, la volontà ferma di Fininvest e la serietà e la solidità dei gruppi cinesi che sono dentro l'operazione sono più di una garanzia al prosieguo dell'operazione della vendita del Milan.
TUTTO SUL MILAN - OPERAZIONE DA 740 MILIONI
I NOMI E I POSSIBILI SCENARI - Quello che resta da capire bene, è l'esatta composizione della conglomerata cinese (allo stato delle cose dovrebbero essere sette i gruppi finanziari coinvolti) e cosa accadrà nel caso in cui si dovesse arrivare ad un accordo. Di Galliani che curerà nell'immediato il mercato dei cinesi su loro mandato, si è già detto e scritto.
Della conferma di
Barbara Berlusconi nel Milan che verrà anche. Del fatto che Silvio
Berlusconi rimarrà come
presidente onorario ormai non ci sono più dubbi: lui stesso ha dichiarato che anche da presidente onorario, la sua volontà potrà essere decisiva. Tutto torna e tutto si incastra. I nomi cinesi in ballo,
quelli del fondo Evergrande e
del tycoon Robin Li (e della sua Baidu), non sono stati smentiti dai diretti interessati. Anzi, la tv di stato cinese
CCTV li ha inseriti in un poker di investitori che comprende anche i condizionatori della
Midea e la tecnologia della
Huawei. Quest'ultima, dalle indiscrezioni che filtrano da Pechino, dovrebbe essere nell'operazione, ma soltanto come
grosso partner commerciale.
Questo è quanto dovrebbe accadere se tutto andrà secondo i piani stabiliti: i gruppi finanziari cinesi si riuniranno in una
società veicolo, probabilmente un fondo, che acquisterà il Milan e provvederà alla definizione e della spartizione delle percentuali dei diretti interessati. Un po' come quello che accadde qualche anno fa alla
Roma: quando
Unicredit diede mandato agli
americani che si riunirono in una società per l'acquisto del club giallorosso.
@paskampo
ANCELOTTI: IL MILAN NON PUO' NON ESSERE UN GRANDE CLUB
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