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MILANO - Meglio tardi che mai. Il decollo di Ante Rebic tiene il Milan aggrappato al treno europeo. Un toccasana, per Pioli e per quella squadra che all'Ibra-dipendenza ha saputo sovrapporre il carico di gol inedito. Sette, per l'esattezza. Un numero superiore a quello delle presenze da titolare del croato in campionato. C'è stato un cambio di modulo, rimescolamento di uomini e situazioni, ma la verità è che il Milan aveva bisogno come il pane di uno che facesse sul serio sotto porta. Trovato in tempo, prima di cucire addosso ogni responsabilità al solo Ibrahimovic. E prima che il mercato facesse scattare la totale rivoluzione dell'attacco già orfano di Suso, Borini e Piatek. E' stato vicinissimo al ritorno in Germania, Rebic: restituirlo all'Eintracht era una delle soluzioni vagliate concretamente da Boban e Maldini. Il croato si è messo a segnare quando tutti gli indizi di gennaio portavano a una chiusura anticipata del prestito. L'impegno biennale del Milan con i tedeschi è parso un azzardo. Ma la storia continua, per il vice-campione del mondo, a suon di gol.
Fino all'inizio del girone di ritorno, il Milan aveva segnato con otto giocatori diversi. Ibra e Rebic hanno poi cucinato una riscossa con vista sull'Europa League. Meglio di niente, per come si erano messe le cose. Laddove il croato è a tutti gli effetti un nuovo acquisto. Prodotto dell'inverno rossonero, la continuità come pezzo forte e il record di gol in un singolo campionato abbastanza vicino. Gliene mancano quattro, per arrivare ai dieci del suo ultimo anno a Spalato. Rebic ha preso per il verso giusto un 2020 che lo vedrà protagonista anche con la Croazia durante il prossimo Europeo. Perché la maglia della nazionale non l'ha mai mollata. Anche nel suo primo periodo di Milan, quando aveva smarrito la strada del gol.