Shevchenko, incubo Dudek: “Quando vedo quella parata butto via il telefono”

L’ex attaccante del Milan torna sulla finale di Istanbul persa contro il Liverpool: “Ancora oggi non riesco a guardarla, ma nella vita bisogna anche affrontare delle vere delusioni”
Shevchenko, incubo Dudek: “Quando vedo quella parata butto via il telefono”
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Ancora oggi non riesco a guardare la parata di Dudek. Un paio di mesi fa la Uefa l’ha postata su Instagram in un filmato celebrativo. Quando la vedo, cambio subito, butto il telefono. Mi dico: basta, basta”. La finale di Champions persa contro il Liverpool è ancora oggi, per Andriy Shevchenko, una ferita aperta. “Dimmi se conosci un vero campione che nella vita non ha affrontato una vera delusione? - ha detto l’ex attaccante del Milan a Bobo Vieri in diretta Instagram -. Non esiste. Questo è il bello, nello sport e nella vita. Siamo forti, dobbiamo rialzarci e andare avanti. Per questo siamo vivi”.

Shevchenko: “L’anno del Pallone d’Oro”

Il 2004 è stato l’anno del Pallone d’Oro: “È stato perfetto. Il Milan giocava un calcio incredibile, aveva tanti campioni ed era la società migliore del mondo. Poi quell'anno andò bene anche con l'Ucraina, eravamo primi nel girone di qualificazione per i Mondiali 2006 e ricordo una vittoria per 3-0 in Turchia dove segnai una doppietta”.

Shevchenko: “Kakà era perfetto”

Il giocatore che più mi ha impressionato al Milan è stato Kakà: era giovanissimo, ma ogni cosa che faceva in campo era perfetta. Dal primo allenamento l'ho guardato e mi sono detto: è impossibile che sia così forte. La sua dote migliore? Portava palla, si fermava e guardava l'attaccante, sempre. Lo ha fatto sin dal primo giorno che è arrivato: non doveva adattarsi al calcio italiano, si è inserito subito. Ricky è un grande. Ho avuto la fortuna di giocare con campioni come Bierhoff, Leonardo, Inzaghi, Vieri, Crespo, così è tutto più semplice”.

Shevchenko: “Il Milan è sempre nel mio cuore”

Ripensando alla scelta di lasciare il Milan per il Chelsea, l'attuale ct dell'Ucraina ha detto: "Ho fatto un'esperienza, anche se molto difficile, ed ho cercato di trovare me stesso. Avevo 30 anni, cercavo un cambiamento di vita. Il Milan è stata la squadra migliore della mia carriera, è sempre nel mio cuore come l'Italia dove ho trascorso i miei anni migliori da calciatore. Volevo finire bene ed ho avuto l'opportunità di tornare a Kiev e giocare con la Dinamo. Provarci è stata la scelta giusta, è stato bello ed ho finito bene la mia carriera”.


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