Milan, senti Ibrahimovic: "Giocherò anche con il figlio di Daniel Maldini"

Il trascinatore rossonero non ha dubbi: "Io in campo prima contro Paolo e poi con suo figlio. Sarebbe un miracolo andare oltre"
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Un'altra delle sue provocazioni? Forse, ma con Ibrahimovic mai dire mai. Il trascinatore del Milan, al primo posto in Serie A, è a sua volta primo nella classifica marcatori, a quota 10 gol. Attualmente è in recupero da un infortunio muscolare, ma ha ribadito che non lascerà il calcio finché il suo corpo gli permetterà di giocare bene. E questo ormai si era capito. Ma il 39enne, intervistato da BBC Sport, ha poi aggiunto: "Ho giocato contro Paolo Maldini e ora gioco con suo figlio Daniel. Spero di poter giocare anche con il figlio di Daniel. Sarebbe un miracolo". D'Altronde lo disse già nel 2016 di poter giocare fino a 50 anni. E la sua "seconda giovinezza" la spiega così: "Qualunque cosa io abia fatto nella mia carriera non conta; conta solo quello che faccio in questo momento: questa è la pressione che metto su me stesso. È come se dovessi dimostrare ogni giorno chi sono, ecco perché tiro fuori il meglio di me. Sono onesto nel dire che non corro più come prima, ma corro più intelligentemente".

"Riportare il Milan al top meglio che essere in un top club"

 Zlatan ha fatto anche il punto anche sulla situazione rossonera: “Siamo in una forma incredibile, stiamo andando alla grande, ma ancora non abbiamo vinto nulla, dobbiamo tenerlo a mente. La prima volta che sono arrivato al Milan la società stava lottando per il titolo. Questa seconda volta il club e la squadra sono stati riportati al loro posto. È una sfida diversa, una sfida che mi piace proprio perché molto difficile, quasi impossibile. È in queste situazioni che mi sento vivo. Se ho successo e se sono in grado di fare ciò che penso di poter fare, le ricompense sono incredibili. È un risultato più grande che essere in una squadra top che, appunto, è già al top. Il campionato italiano è il più difficile da giocare per un attaccante, perché è molto tecnico e la filosofia in Italia è quella di non prendere gol piuttosto che segnare".


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