Messias, dai frigoriferi a domicilio alle magie di Champions

Sopravvissuto a un incidente in Brasile, è partito dall’Eccellenza e questa estate è arrivato al Milan: il gol vittoria a Madrid l’apice di una storia da film
Messias, dai frigoriferi a domicilio alle magie di Champions© EPA
Francesco de Core
5 min

Il suo nome sembrava quello di un predestinato, la sua vita ci ha raccontato ben altro. Junior Walter Messias - 31 anni il prossimo primo gennaio - è stato per un’eternità un travet del pallone. Sì, è stato: oggi ufficialmente non lo è più. E la sua storia sembra scritta da uno sceneggiatore americano. Misteri e gioie dello sport. Dentro quel gol da un colpo di testa, in Champions, al Wanda Metropolitano, con la maglia del Milan dell’idolatrato Kakà e nella notte che mai avrebbe neppure osato sognare, c’è tutto un mondo spalancato alla luce della gloria. Con i tormenti e le speranze, le illusioni e le cadute, il sacrificio e le passioni, l’alcol e la Bibbia. Brasiliano di Belo Horizonte chiamato a Torino dal fratello, Messias i gradini del calcio italiano li scala con la pazienza di un missionario: dall’Eccellenza alla D, dalla C alla B, fino a esordire in serie A con il Crotone, il 20 settembre 2020, in un pezzo d’Italia, la Calabria d’oriente, affacciato su un mare indocile. Junior le passa tutte, le categorie. All’inizio, però, con un impiego alle spalle, preferendo il salario certo di fattorino a quello volatile di un piccolo club piemontese. Il calcio a quei livelli è puro divertimento, non un lavoro vero e proprio. Il lavoro è altro: trasportare elettrodomestici a domicilio, ad esempio. «Quando sono venuto in Italia non immaginavo che sarei arrivato così lontano».

Favola Messias

Non la pensa così, e per fortuna, Ezio Rossi, tecnico del Toro, uno che il buon calcio sa riconoscerlo anche se giocato dai bambini al parco. Segnala al Fossano questo giovane che tanto fa divertire gli spettatori delle partite dello Sport Warique, formazione di peruviani iscritta a un torneo amatorale. C’è gente che va a vedere solo Junior. Il trasferimento non si fa, i soldi sono pochi, Messias non può campare con quelli offerti. Ma Rossi è uno tosto, quando allena il Casale torna a insistere, e stavolta per 1500 euro al mese la firma si può mettere. Il ragazzo di Belo Horizonte crede nel destino e in Dio. O meglio, crede che Dio sia l’unico destino. Come quando, da ubriaco in Brasile, qualcuno lo libera nel fango dall’auto accartocciata. «È stato Dio a salvarmi», racconterà poi in una lettera struggente al sito Cronache di spogliatoio. «E lì, in quella notte fra le campagne mentre stavo perdendo me stesso, ho conosciuto per davvero il Signore. Sono credente nel modo più vero che esista. Dio si è preso cura di me». Casale, 2015- 16: 21 gol in 32 partite, promozione in D; Chieri, 2016-17, 14 gol in 33 partite, coppa Italia di serie D; Gozzano, 2017-19, 8 gol in 51 partite, promozione in C e salvezza. Tra il Chieri e il Gozzano la chiamata in B della Pro Vercelli, ma per motivi burocratici legati al tesseramento degli extracomunitari non se ne fa nulla. Lo nota anche Gasperini, che ci fa un pensiero per il suo Genoa dopo un’amichevole. 

Junior Messias, una storia da film

Nel giugno del 2019 il Crotone lo strappa al lago d’Orta e lo porta a 1300 chilometri di distanza, sullo Jonio di Pitagora e Rino Gaetano. Il dg Vrenna è come folgorato: il calcio che produce Messias è melodia, anarchica eccezione in un contesto di esasperazione tattica. La finta, il dribbling, la soluzione primordiale dettata dall’inventiva fanno godere un allenatore come Stroppa e un pubblico passionale come quello calabrese. Junior è un avventuriero della trequarti che parte senza mai dare l’impressione di disegnare un tragitto preciso, e logico. I piedi sono entrambi sensibili: 15 gol in 70 partite tra A e B, con Simy forma una coppia che a Crotone (e non solo) non hanno mai visto. Poi d’estate, all’improvviso, il Milan. E già qui la favola sembra confezionata. Per un garzone che voleva smettere di giocare al calcio per predicare la parola di Dio, accordarsi con uno dei club più titolati è come salire sul tetto del mondo per non scendere più. Non aveva calcolato il colpo di testa dell’altra sera a Madrid. «Quando sei sereno, puoi fare grandi cose», ha commentato. Sereno è chi tiene a bada le paure, chi non cancella le cicatrici ma le adotta perché fanno crescere. Andrà come andrà, Messias ha comunque vinto. Nella vita, non solo nel calcio.


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