Serra, il mostro di San Siro

Serra, il mostro di San Siro© LaPresse
Ivan Zazzaroni
6 min

Ieri il Codacons ha chiesto che si rigiochi Milan-Spezia : non ne sentivamo il bisogno . Sempre ieri nella home del primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera, il trentanovenne torinese Marco Serra, è della Vergine, figurava in ben sei titoli , tra nuovi e vecchi. I più freschi: “È possibile ripetere la gara?”; “Le lacrime dell’arbitro Serra dopo l’errore decisivo” ; “Marco Serra, ecco chi è il calciatore mancato, diventato arbitro su consiglio di uno zio”. Bella zio .  

Noi non siamo stati da meno del Corsera e in fondo mi è spiaciuto: una volta di più ho capito che si sta perdendo il senso della misura e delle cose : siamo prossimi al fuori di testa per colpa della “socialite”, il virus del giustizialismo un tanto al chilo che si diffonde attraverso la rete, in particolare con twitter e facebook. Per un istante ho addirittura sperato che la pubblicazione in prima pagina del bellissimo gesto di Rebic, il primo a consolare il direttore di gara, valesse come trenta avemaria e dieci paternoster recitati a bassa voce.
 
Serra è stato trattato come l’assassino dello scudetto. E non escludo che “Quarto grado” stia preparando per venerdì sera un’intera puntata sul Mostro di San Siro. Un mostro perfino un po’ sfigato: ha commesso un errore grave e per come è proseguita l’azione non avrebbe potuto neppure essere aiutato dal Var . A Orsato, svarione simile in Juve-Roma, andò decisamente meglio , al punto che se Veretout non avesse sbagliato il rigore concesso in modo tecnicamente assurdo , della topica dell’esperto arbitro di Schio si sarebbe parlato solo per poche ore. 

Mi si dirà che l’Aia per prima ha sacrificato il suo uomo, ricevendo anche il plauso dei benpensanti . Ma il tutto porta acqua al mulino dei No Var (ci mancava) che da tempo insinuano una sorta di sudditanza psicologica a favore del mondo intero, non di questo o quel club, come accadeva un tempo. Si addebitava spesso a gli arbitri (vedi Lo Bello, Agnolin, Casarin e Collina, tanto per restare ai giorni nostri) il peccato della certezza, una totale sicurezza nel proprio comportamento, un decisionismo sconfinante nell’arroganza. Chi ricorda il Lo Bello pentito - si fa per dire - davanti alla moviola di Carlo Sassi per una storica svista si porta appresso anche il suo sorriso ironico che voleva dire «e adesso, poveri uomini?». Erano arbitri davvero, quelli, e basta. Li abbiamo voluti fantozzianamente più umani, accondiscendenti, magari più furbi in posa angelica. E il risultato è il povero Serra che piange e non tiene il punto (non è da arbitro) e i suoi capi che lo scaricano . Resta il plauso al Milan di Pioli (preciso di Pioli) che ha reagito - parola pesante, quando è vera - sportivamente. E tuttavia d’ora in avanti ci sarà chi aguzzerà la vista per cogliere la compensazione. Var o No Var. 

Se fossi Rocchi, Serra non lo fermerei. Anzi: lo rispedirei in campo domenica per verificare se ha la personalità, l’equilibrio e la competenza necessari per arbitrare il grande calcio dei fuori di capoccia. Serra ha bisogno di affrancarsi dall’umanissimo pianto nello spogliatoio. Per punizione, lo farei rialzare.


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