Milan, a Kjaer il premio Astori: "Felice di onorare il suo nome"

Il difensore danese è stato insignito del riconoscimento per il gesto a Euro 2020: grazie al suo contributo è stato possibile salvare la vita a Eriksen
Milan, a Kjaer il premio Astori: "Felice di onorare il suo nome"© EPA
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La data del 12 giugno 2021 resterà per sempre impressa nella mente e nel cuore di Simon Kjaer. Era il 43' del primo tempo di Danimarca-Finlandia, match valido per la prima giornata del gruppo B di Euro 2020, quando d'improvviso Christian Eriksen si è accasciato in campo in preda ad un arresto cardiaco. Solo grazie alla prontezza del difensore classe 1989, lo staff medico è riuscito a intervenire in tempo salvando la vita del fantasista danese e oggi, a 10 mesi di distanza da quei momenti tragici poi col lieto fine, Kjaer è stato insignito del premio della ‘Hall of Fame del Calcio Italiano’ dedicato a Davide Astori.

Kjaer: "Orgoglioso di onorare il nome di Astori"

Il difensore del Milan è stato premiato dalla Figc e il ricordo non può non andare al compianto capitano Viola scomparso nel 2018: "Ricordo molto bene Davide Astori in campo e ovviamente ricordo bene anche la sua tragica fine. Sia Pioli sia i miei compagni mi hanno parlato di lui, so che la sua morte è stata scioccante per tutta Italia e per tutto il mondo del calcio. È una tragedia che rende ancora tristi, e che lo farà per sempre. Ricevere il premio dedicato a Davide significa molto, mi rende felice e orgoglioso; per me è un’opportunità di onorare il suo nome”.

Ritornando ai tragici momenti del 12 giugno 2021, Kjaer ha spiegato: "Alcune cose e alcuni momenti di quel giorno rimarranno con me per sempre. La cosa principale però è che ora Christian stia bene, che sia tornato assieme alla sua famiglia e in campo, e che abbia ripreso a fare la cosa che ama di più, ovvero giocare a calcio. In quei momenti terribili ci siamo comportati da vera squadra, ognuno di noi ha fatto il massimo per aiutare un nostro compagno e un nostro amico. Devo ammettere però di aver chiuso quel capitolo, e di non aver nemmeno troppa voglia di parlarne ancora. Ciò che è avvenuto quel giorno a Copenaghen è il risultato dello sforzo comune di giocatori, medici, paramedici e staff. In quel momento, tutti noi eravamo lì per Christian".

Kjaer: "Eriksen? Dovevo fare in fretta"

Il difensore del Milan Simon Kjaer, nonostante il lieto fine di quel pomeriggio di Copenaghen, non ha voluto riaprire con semplicità la ferita ancora viva nella sua mente. Ma in occasione del riconoscimento del premio Astori ha fatto uno strappo alla regola, ricordando: "Quando stavo correndo in direzione di Christian non avevo idea, così come nessuno dei miei compagni, che avesse avuto un arresto cardiaco. L’unica cosa a cui pensavo era di raggiungerlo il più in fretta possibile e di aiutarlo. Ho imparato che è questa la cosa più importante. Se vedi qualcosa di strano devi agire, e devi farlo in fretta. Nel primo soccorso la velocità è cruciale. Fare quello che si è in grado di fare, e farlo velocemente, e poi lasciare che se ne occupi un professionista il prima possibile. Quel giorno siamo stati fortunati, perché medici e paramedici erano davvero vicini”.

Kjaer: "Volevo giocare al Milan da anni"

Calciatore dalla grande esperienza internazionale che vestito le maglie di Palermo, Roma, Siviglia e Atalanta, Kjaer ha svelato di essersi promesso al Milan tanti anni fa: "In Serie A mi sento a casa, mi è piaciuto giocare ne ‘La Liga’ con il Siviglia, ma quando ho avuto la possibilità di rientrare in Italia non ci ho pensato due volte. E ora, lo dico con il cuore, sono felicissimo di essere al Milan. A volte i sogni si avverano: ricordo che tanti anni fa, quando ancora giocavo a Palermo, dissi al mio agente che mi sarebbe piaciuto tantissimo farlo nel Milan. E ora eccomi qui. La Serie A mi piace, così come tante altre cose in Italia, che per me è ormai una seconda casa. Il cibo, la cultura, la natura, la gente, e ovviamente anche il calcio".

Il danese si trova bene in Italia, ma ora l'obiettivo è avverare qualche sogno nel cassetto: "Quello italiano è sempre stato vicino alla mia filosofia, che è quella del gioco di squadra. Siamo tutti individui, ma tutti lavoriamo assieme come un gruppo. Il lavoro di gruppo rappresenta il DNA tattico della Serie A, lo abbiamo visto l’estate scorsa all’Europeo. Ho ancora tanti sogni e obiettivi, ma il più grande di tutti è vincere lo scudetto col Milan”.


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