Milan a Investcorp, clausola sul debito: i dettagli

La complessa acquisizione del club da 1,18 miliardi entra nel vivo: punto chiave è la struttura dell’operazione. Il Fondo Elliott chiederebbe all’acquirente investimenti propri, senza scaricare il rosso sul bilancio
Milan a Investcorp, clausola sul debito: i dettagli© ANSA
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L’ entusiasmo dei tifosi per l’arrivo di Investcorp è perfino strabordante riguardo ai tempi dell’operazione e alle politiche future di gestione. C’è chi favoleggia improbabili “tesoretti” da centinaia di milioni, dimenticando che il fondo mediorientale acquista anche la gestione virtuosa che ha portato Elliott a risanare il Milan negli ultimi anni, rendendolo appetibile. Il budget di mercato crescerà di pari passo con la crescita dei ricavi (già in atto) e i tifosi possono certamente sognare acquisti più costosi del passato, man mano che il fatturato salirà, in una logica equilibrata. Si era irrealisticamente ipotizzato la chiusura venerdì (ad appena due settimane dall’avvio del periodo di esclusiva) ma un’acquisizione da 1,18 miliardi è complessa e richiede certi passaggi. Molto si è parlato della due diligence ma è giusto chiarire: di solito essa segue (non precede) la formulazione di una proposta vincolante. Che non vi fossero criticità nei conti era facile da pronosticare, visto il rigore del fondo Elliott, ma la due diligence formale esplorerà aspetti tributari, legali, previdenziali, giuslavoristici. Non si attendono sorprese, ma sono attività con tempi tecnici non comprimibili. Non vi è dubbio che il team Investcorp abbia speso le ultime settimane a studiare costi e ricavi del Milan, proiettare aspettative di crescita e disegnare strategie competitive: ciò serve a formare un’idea sul prezzo, negoziare tempi e modalità di pagamento, costruire la struttura finanziaria, prima di firmare il contratto di investimento. Parallelamente, il compratore deve negoziare con le banche i prestiti necessari per arrivare al closing. Contratti complessi a cui lavorano studi legali, banche e analisti, in cui si può discutere per giorni su specifiche clausole.

La chiusura e il metodo

Il giorno esatto della chiusura non è dunque preventivabile ma nessuno ha fretta. Aleatorie sono pure le previsioni sulla gestione futura: stadio da soli o con l’Inter, Sesto o San Siro, organigrammi e figure di vertice, budget di mercato. Tutte ipotesi, in questo momento, poiché nessuno può ancora smarcarle finché c’è lavoro da fare per il closing. Sulla struttura dell’operazione è affiorata l’ipotesi di emissione di bond da parte di Investcorp, punto delicato perché riguarda il debito che finirà nel Milan. I due fondi seguono logiche diverse: Elliott raccoglie dagli investitori, seleziona le aziende da acquisire e utilizza le risorse di cui dispone ricorrendo al debito con molta parsimonia. Investcorp trova il target e raccoglie l’interesse di specifici investitori sulla singola operazione. Ciò non significa che non entrino investitori facoltosi nell’operazione-Milan, ma cambia la logica. Molte acquisizioni prevedono debito nella prima fase: un prestito ponte (bridge) dalle banche o il cosiddetto “debito mezzanino” cioè un prestito con grado di subordinazione intermedio tra il capitale degli investitori e quello preso a prestito. L’acquirente rimborsa molto presto tali finanziamenti, assai costosi, appena la struttura finanziaria dell’operazione si assesta. Diverso il caso in cui il veicolo societario creato ad hoc (struttura tipica dei private equity) si finanzia a debito e poi si fonde con la società acquisita che riceve così in dote i debiti dell’acquirente. Queste operazioni a leva (LBO o leveraged buy-out) sono piuttosto frequenti: servono a ridurre l’impiego di capitale del fondo acquirente, abbassandone il costo, ma aumentano la rischiosità della società acquisita. Ad esempio, i Glazer finanziarono l’acquisto del Man United caricando molto debito sul club: politica che imbestialì i tifosi perché porta a drenare cassa dal club anziché mettervela. Da ambienti legati agli advisor trapela che Elliott porrebbe una specifica condizione: l’acquirente deve essere un equity buyer cioè un compratore che investa capitali propri senza iniettare nel Milan il debito utilizzato per l’acquisizione. Per rispetto verso il club e per non rovinare il lavoro fin qui svolto, sottolineando come Elliott veda nel Milan una storia di successo e non voglia associarsi all’immagine di chi investe, guadagna ed esce senza curarsi delle conseguenze. I tifosi, abituati in questi anni a una politica zero-debiti, non potranno che gradire perché la solidità dell’acquirente è la garanzia di non rivivere incidenti in stile Yonghong Li.


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