Milan, Pioli: "I tifosi fondamentali per lo scudetto"

Insieme al tecnico dell'Armani, Ettore Messina, l'allenatore del Milan ha parlato di metodologie di lavoro, gestione del gruppo e leadership in un incontro nella lussuosa casa della BMW, sponsor di entrambi i club.
Milan, Pioli: "I tifosi fondamentali per lo scudetto"© LAPRESSE
Andrea Ramazzotti
6 min

MILANO - Il tecnico del Milan Stefano Pioli ha parlato in pieno centro, nella lussuosa casa della BMW aperta lo scorso dicembre. All'evento c'era anche il coach dell'Armani Milano, Ettore Messina: due campioni d'Italia nella stessa stanza. Niente discorsi di mercato o sulle favorite del prossimo campionato: i due si sono confrontati su metodologie di lavoro e hanno raccontato come si gestiscono gruppi vincenti. È stata una chiacchierata fuori dagli schemi tra due vincenti veri.

La soddisfazione di Pioli

BMW è partner del Milan da due anni e Pioli è legato al brand tedesco. Ha parlato della sua professione, del suo modo di allenare: "Bisogna capire che tipo di viaggio vuoi fare. Alzare il livello sempre. La cosa più importante è mettere in pratica il percorso che hai in mente e devi farlo con coraggio per provare a crescere tutti i giorni. Per ottenree un risultato importante bisogna dare il massimo e stimolare i tuoi giocatori ad alzare il livello. Si parte per essere migliori rispetto al primo giorno in cui è iniziata la stagione. Essere i migliori a Milano è stimolante perché a Milanello, per esempio, abbiamo le foto di grandi squadre del passato del Milan. È stato uno stimolo ad arrivare su quella parete a Milanello... Non una pressione, ma una motivazione. La figura dell'allenatore nel calcio moderno? Prima delegavo molto meno e facevo tutto io. Adesso utilizzo più lo staff anche se parlo tanto con il dottore, con il team manager, il travel manager... Mi concentro sulle mie priorità e poi decido per il meglio della squadra. È indispensabile se vuoi confrontarti con il tuo staff. La comunicazione? Arrivare preparato alle domande dei giornalisti è importante senza però tradire se stessi. Le caratteristiche più importanti sono la competenza e la coerenza che vanno mostrate con il gruppo dei giocatori, ma anche con quelli che lavorano con te. Gruppi sempre più multietnici? Vedere giovani nello spogliatoio che arrivano da Paesi diversi che stanno insieme, lavorano e danno il massimo nonostante le culture diverse è bello. Ti dà la sensazione di un gruppo unito che cresce giorno dopo giorno. Io mi sforzo di conoscere le loro religioni, le loro culture perché più conosco i ragazzi e più posso affrontare le situazioni che ci sono durante la stagione. Vedo ragazzi che stanno insieme nonostante le differenze e lottano per un obiettivo importante tutti insieme. Quando entro nello spogliatoio nel pre partita e c'è silenzio, mi preoccupo perché di solito c'è sempre una musica a palla "insentibile" fino a poco prima di entrare in campo. In passato non sarebbe mai successo. Le regole? È importante la condivisione. Qualche anno fa avevo 3 pagine di regolamento interno, mentre ora ho 5 regole. Basta che non manchino mai la professionalità e il rispetto dei compagni. Gli scontenti nel gruppo? Chi gioca poco con la propria professionalità, il proprio impegno in settimana e la propria dedizione alla causa impone agli altri di tenere alto il livello dell'allenamento. Bisogna far sentire partecipi e attori protagonisti tutti perché in uno scudetto vinto può essere fondamentale ogni dettaglio: una parata, una giocata o una rete in una singola gara. Affinità e differenze con il basket? Lo sport di grande livello mi appassiona. Il basket e il calcio sono molto diversi, ma seguo gli allenatori di un certo livello, come si pongono, come parlano... Messina è uno di questi. La tecnologia serve per valutare le prestazioni dei giocatori, ma quando sono in dubbio tra un calciatore e l'altro scelgo in base alle mie sensazioni, a come li vedo e li sento. Al mio istinto. Il ritorno dei tifosi? Sono stati fantastici con noi. A inizio stagione non partivamo favoriti, avevamo una squadra giovane, ma un bel modo di giocare: li abbiamo trascinati e loro ci sono venuti dietro aiutandoci tantissimo. Sentirsi sotto esame è normale e non mi dà fastidio: giochiamo tutti i giorni e ogni giorno c'è un esame. Io mi sento a mio agio dovendo perseguire un certo obiettivo. Non mi preoccupo troppo di quello che si dice perché penso ci sia poco equilibrio a volte nei giudizi. Ho un equilibrio interiore che mi permette di valutare bene le priorità".

Messina spiega

Ha parlato anche il tecnico dell'Armani, club che invece a BMW è legato da 10 anni: "Chi è un vincente? Noi vogliamo provare a essere la migliore versione possibile di noi stessi nelle difficoltà. Tutto dritto non va mai. Vince chi sta meglio nel momento cruciale e non puoi farsi venire le ansie se non vinci. Vincere vuol dire alzare l'asticella. Noi ogni giorno prima di allenarci passiamo da una galleria con le foto dei campioni che ci hanno preceduto ed è uno stimolo. Giocando in una città con Milan e Inter e dove c'è la Scala, sappiamo che dobbiamo vincere tante partite per portare la gente al palazzetto. Ce l'abbiamo fatta con tre esauriti nella serie finale, ma anche con grandi numeri nelle serie precedenti. Il pubblico ci ha spinto. Il mio staff? Non ho dieci assistenti come Pioli, ma quattro assistenti più due video analisti, mentre nel 1990 ne avevo uno e mezzo. Un allenatore ora coordina specialisti di alto livello e devi conoscere qualcosa di preparazione, di recupero infortuni... E poi c'è la comunicazione: quando ho iniziato non c'erano i telefonini e anche per preparare il nastro di una partita al mio capo allenatore, ci mettevo tre ore. Popovich a San Antonio è spaventato dalle troppe volte che ci vediamo con i giocatori: dice che è meglio fare un allenamento, una cena o una riunione in meno. Bisogna adattarsi alla "non omologazione" dei comportamenti per fare gruppi: non tutti devono guardare lo stesso film, sentire la stessa musica o fare tutti la stessa cosa dopo cena. Calcio e basket? Seguo le altre discipline e Pioli in particolare. Mi sembra difficilissimo allenare rose di 27-28 come nel calcio. Cosa gli invidio? Il pareggio...".


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