Villiam, il portiere che fece scuola

Il calcio piange Vecchi, n.1 che vinse tutto col Milan negli anni 60-70
Villiam, il portiere che fece scuola© lapresse
Franco Ordine
3 min

ROMA - Per una volta, il post di un campione del mondo è risultato più efficace di cento parole sparse nel vento delle testimonianze. Ha scritto Gigi Buffon sul suo profilo Instagram: «Più che un allenatore, più che un maestro».
Con una sintesi perfetta, degna dello scrittore migliore, ha spiegato al grande pubblico dei suoi follower la statura gigantesca, al contrario di quella fisica, di Villiam Vecchi, portiere di rango degli anni 60-70, poi esponente di prima fila della mitica scuola degli allenatori dei portieri. A 73 anni, in silenzio come ha vissuto questi ultimi mesi della sua vita, sempre lontano dai riflettori, si è spento presso l’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia dove era stato ricoverato da qualche giorno.

Altezza

Al commento secco di Buffon bisognerebbe aggiungere un paio di altri apprezzamenti: più che un portiere, più che un uomo. Già perché Willi, come lo chiamavano tutti coloro che avevano raro accesso alla sua intimità trasformando la V normale in W doppia, è stato anche un bel portiere in carriera, a dispetto dell’altezza (1,76) che all’epoca non costituiva un parametro significativo. Conobbe le luci della ribalta con il Milan di Rocco, prima nel ruolo di vice di Fabio Cudicini, poi da eroico “muro” opposto agli assalti inglesi del Leeds durante la finale 1973 di Coppa delle Coppe decisa da un guizzo di Chiarugi in contropiede, pardon “in ripartenza”, chè altrimenti ti prendono per un bestemmiatore. Non fu l’inizio di un periodo travolgente perché il seguito, questione di qualche giorno appena, riservò a quello stesso Milan, probabilmente “cotto” dalla notte di Salonicco, la sventura della fatal Verona e della stella smarrita. A riparazione generosa Vecchi conobbe, da apprezzato preparatore dei portieri, una striscia di trionfi europei e mondiali di cui mai menò vanto, riservato come era, dedito agli insegnamenti sul campo che pure qualche acciacco gli hanno provocato (aveva una media di 100 tiri al giorno per allenare i portieri).

Allievi

Due i suoi allievi preferiti e di maggiore talento: uno, il fuoriclasse in assoluto, dotato da madre natura, Gigi Buffon; l’altro Nelson Dida, nel Milan, costruito esercitazione dopo esercitazione nei lunghissimi anni in cui seguì come un’ombra, attento a non invadere il campo altrui, il ciclo di Carlo Ancelotti allenatore. Proprio Carlo è stato il primo a cui il cronista, ieri mattina, incredulo ha chiesto conferma della notizia luttuosa. «Purtroppo, sì», la risposta secca e addolorata da Madrid, dove anche il Real si è inchinato insieme con Milan, Inter e tantissimi altri esponenti del calcio, al ricordo e alla sua memoria. Di Buffon Willi è stato anche un generoso consigliere, a tal punto che quando fu sul punto di trattare con il Milan, Adriano Galliani scelse proprio l’allenatore dei portieri come ufficiale di collegamento per sondare gli umori del portierone. Poi, l’affare sfumò, ma i due rimasero in grande amicizia e sintonia. Così come con il Milan, del quale divenne collaboratore per le giovanili prima di concludere il suo percorso a casa, nel settore della Reggiana, la sua prima società, la degna chiusura del cerchio calcistico.


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