Milan, De Ketelaere e un destino già scritto

Milan, De Ketelaere e un destino già scritto© ANSA
Alessandro Barbano
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L’anticipo intuitivo, la corsa caparbia, il tocco morbido assistito dalla visione di gioco dei grandi registi. E poi i vent’anni che fanno la differenza e sono il marchio del Milan scudettato. Il paragone con Michael Laudrup, il principe di Danimarca che vinse tutto il vincibile con Juve e Barcellona, può apparire azzardato per un talento che fin qui porta in dote appena tre titoli della Pro League belga. Ma Charles De Ketelaere ha certamente tutto del predestinato. E quanto basta per far sognare il pubblico di San Siro. Con lui il Milan porta all’acme l’identità del moderno calcio totale, quello che consente a questa comitiva di prestanti adolescenti di giocare lunga senza scoprirsi tra le linee, perché ha enormi capacità di recupero agonistico e, più di tutto, perché ha, davanti a un gran portiere come Maignan, un duo di centrali straordinari, Kalulu e Tomori, capaci di invertire le marcature con una sincronia perfetta. Il resto è quello che già sappiamo di Leao, e quello che ogni giorno di nuovo il fuoriclasse portoghese-angolano ci fa scoprire. Ieri, oltre al gol e agli allunghi imprendibili, un assist millimetrico per il secondo gol di Giroud, dettato con il sorriso sulle labbra offerto alla telecamera: nella mimica facciale di questo top player c’è impressa la gioia che l’estro calcistico può regalare con una magia. È il calcio, bellezza.

Ha meno motivi per sorridere Sinisa Mihajlovic. Il suo Bologna è un cantiere aperto, dove debuttano con brio Lucumì e con qualche comprensibile incertezza Ferguson, e dove si attende con trepidazione l’arrivo del lungo centravanti del Bayern, Joshua Zirkzee, per avere, come si conviene alla città delle due torri, una sponda degna per Arnautovic. Per ora al coraggio tattico del modulo di Sinisa fa da contraltare un deficit di personalità che ha in uomini come Barrow la sua personificazione. L’attaccante gambiano resta, a dispetto della sua notevole dotazione fisica e tecnica, un non raro esempio di “potrei ma non riesco”, cioè l’incompiutezza caratteriale come zavorra dello spirito e del corpo. Peccato.
Il risultato è il naturale esito di due valori e due maturazioni incomparabili. Il Milan è una sorgente di qualità nella pienezza del suo ciclo vitale, capace di superare l’impasse di una prestazione sottotono, come quella di qualche giorno fa contro l’Atalanta, con un paio di sostituzioni azzeccate, da pescare in una rosa sovrabbondante. E ciò basta a rimettere la fantasia al comando. Il Bologna ha, come da molte stagioni a questa parte, il suo punto fermo nella sagacia tattica di Mihajlovic. Al netto del suo indomito presidio della panchina, anche contro le ragioni sanitarie che lo vorrebbero a riposo, davvero non si può certo chiedergli di tornare in campo. Anche se lui ne sarebbe capace.


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