Le feste tempestose che accolgono il Milan in questi giorni sembrano rievocare antichissimi tormenti. Per chi ha salda memoria del passato neanche ai tempi della retrocessione in B con Farina presidente, ci fu un tasso così alto di polemiche distruttive. Anzi, in quella occasione, i famosi 60 mila spettatori per Milan-Cavese divennero una sorta di simbolo della rinascita conosciuta con l’avvento di Silvio Berlusconi e del suo ciclo colmo di trionfi e successi in giro per il mondo. Oggi lo scenario è diverso: ogni evento (la festa dei 125 anni), ogni partita (il successo striminzito sul Verona), ogni dichiarazione (persino quelle postume di Cardinale rese all’università di Harvard nel mese di settembre e pubblicate l’11 dicembre) è capace di provocare dibattiti acidi sui social moltiplicando la disistima dei tifosi nei confronti della guida del club e del suo proprietario. E a nulla servono le foto simboliche postate da Ibra sul suo account Instagram (l’ultima in posa zen) se non addirittura ad aumentare i graffi velenosi sul suo conto. A scatenare questo clima gelido sono stati i risultati delle ultime settimane, il distacco dalla zona Champions, una sequenza di casi intestini, il silenzio spesso assordante del club e da ultimo una striscia di gol e imprese balistiche di qualche ex che fa montare il dispetto per il divorzio da Paolo Maldini sancito il 5 giugno del 2023.
Milan, la scelta di Fonseca
La scelta di Fonseca - dopo il sondaggio su Lopetegui “stoppato” dalla rivolta dei tifosi - è stato l’inizio di questo viaggio tormentato a caccia di un rilancio, guidato dalla presenza di Ibra entrato a luglio come capo dell’area tecnica. Sono seguite le prime incomprensioni con i vip del gruppo squadra: la scena del cooling break dell’Olimpico con Leao e Theo protagonisti fu il primo segnale di una frattura interna molto pericolosa. Nel caso del talento portoghese il rapporto - con il miglioramento delle sue prestazioni - è stato ricucito. Nel caso di Theo siamo ancora nel bel mezzo della crisi, accentuata dall’evidente stato fisico del francese (a Verona ne abbiamo avuto una riprova, ndr) a cui è stato posto rimedio lanciando nella mischia Jimenez (classe 2005). Una striscia inquietante di infortuni, coincisi con la frase di segno opposto di Fonseca («non ne abbiamo») ha poi complicato i piani per gennaio (Supercoppa d’Italia e le ultime due sfide di Champions gli appuntamenti fondamentali) del tecnico portoghese. Perché con Leao acciaccato, Loftus Cheek, Okafor, Florenzi e Musah in infermeria, i ricambi sono limitati e solo il ritorno a pieno servizio di Morata, Bennacer e Pulisic possono colmare le attuali lacune. Già perché, in assenza di capitan America, il Milan dal gol facile ha perso la bussola offensiva diventando dipendente dai soliti due, Fofana e Reijnders, gli unici a garantire corsa e imprese balistiche e a reggere le sorti della baracca.
Milan, la curva bolle: esplode la contestazione
Con la contestazione della curva, esplosa in occasione della festa per il compleanno numero 125, il mirino della critica si è spostato sulla sagoma di Gerry Cardinale e del suo fondo proprietario del club RedBird. Nemmeno la news del rifinanziamento del vender loan con versamento di 170 milioni di euro ha prodotto qualche rassicurazione. Non solo. Ma la pubblicazione post-datata del dibattito svolto in settembre all’università Harvard ha finito con l’aprire un fronte esterno (il riferimento alla bancarotta di Zhang, ndr) e rilanciare l’insoddisfazione dei social ai quali il racconto del modello finanziario risulta indigesto. Chiedono risultati e non bilanci in attivo. O nella migliore delle ipotesi l’abbinamento dei due fattori. Da ultimo, a dimostrazione che in questo periodo se in Lombardia splende il sole, nevicherebbe di sicuro sui campi di Milanello, c’è stata la domenica dei rimorsi milanisti. Pensate solo per un attimo alla raffica di gol da parte di Pobega (in Toro-Bologna), di Saelemaekers (Roma-Parma), CDK e Colombo (in Atalanta-Empoli).