Un Napoli incompiuto in due anni di Benitez

Qualificazione Champions appesa a un filo: così il processo di crescita rischia di franare
Un Napoli incompiuto in due anni di Benitez© ANSA
Antonio Giordano
3 min

NAPOLI - E quando scivoleranno via i titoli di coda, partiranno gli scheramenti: chi sta con chi, ripensando al biennio, al calcio verticale, al «respiro» internazionale, alla visione universale importata da un uomo che può piacere o no, perché (maledizione) dipende dai risultati. Terzo posto al primo anno, con dentro i dodici punti della Champions, l’unica volta in cui una squadra sia stata eliminata dopo aver conquistato tanto, e la conquista della coppa Italia; ma adesso, novanta minuti alla fine, non è ancora possibile sapere come andrà a finire e magari non basta essere arrivati alle semifinali di Europa League, né essere uscito in semifinale di Coppa Italia, perché c’è anche altro, c’è questo quarto posto in campionato che ormai sta stretto.

GLI ERRORI - La madre d’ogni peccato è nel mercato dell’estate scorsa, in quella strategia societaria attendista (aspettiamo il Bilbao, poi si compra), che evapora quando la Champions sfila via al San Mamés: si passa da Mascherano, a Gonalons, a Suarez, a Fellaini e si arriva al colpo last minute, un David Lopez (apprezzabile nel rendimento) da 5,5 milioni di euro. Prima erano arrivati Koulibaly, De Guzman, Michu (un giovane su cui puntare, due terze scelte per ovviare) e dopo, a gennaio, l’idea (e l’investimento) Gabbiadini. Ma l’eclissi del girone di ritorno, cinque sconfitte, rischia di deformare l’impatto di Benitez sul Napoli, la sua figura all’interno d’un processo di crescita che è franata dinnanzi al traguardo Champions (ad agosto 2014) e che potrebbe sparire pure stavolta. E qua, dove il calcio è materia centrale, fa niente se la storia racconti d’essere stati sempre alle periferia dei sogni, anzi nel bel mezzo degl’incubi, con il Fallimento del 2004 ch’è lo specchio: qua bisogna vincere.

I CONFRONTI - Benitez è atterrato e si è trovato in Champions, laddove l’aveva guidata, nel suo anno migliore, Walter Mazzarri: secondo in classifica, con il re del gol ch’era Edinson Cavani, 104 reti in tre stagioni (e trentotto nella sua ultima) ed un exploit che servì per incassare 64 milioni di euro, utili per ricostruire il Napoli trascinato nell’elite da quel fenomeno paranormale. E però anche in quell’epoca così sfarzosa, con un centravanti devastante, c’è stato un momento in cui De Laurentiis ha dovuto «accontentarsi», uno choc da combattere: stagione 2011-2012, con dentro ancora Lavezzi e già el Matador, trentaquattro reti per lui, fu vittoria in Coppa Italia ma «soltanto» il quinto posto in campionato, in realtà il «peggior» piazzamento dell’ultimo quinquennio.

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