Maradona in panchina fa già impazzire Napoli

La presa di posizione su Sarri ha aperto il dibattito: Maradona piace sempre, subito o in futuro
Antonio Giordano
2 min

NAPOLI - In nome di Diego, è un concerto a più voci, un coro che s’alza, un putiferio (pensavate il contrario?) che spacca Napoli: perché altrimenti non sarebbe stato lui, che «l’ha toccata piano». In nome di Diego, ci sono correnti di pensiero che sferzano il mondo virtuale, che s’accapigliano, che frenano la «lesa maestà» (perché «chi tocca Diego muore») o che invitano a far spallucce, ossequiosi d’un passato inavvicinabile e magari da sfiorare semplicemente con il silenzio rispettoso. Però sono suggestioni, perché la Storia eccola là: l’avverti nell’etere impazzito, sui social travolgenti, nelle chilometriche prese di posizioni (o di distanza) dai concetti, nella turbolenza di chi gli consegnerebbe la panchina anche subito (per rivivere un sogno) e di chi invece resta sballottato dal confronto tra il Diego che fu talmente tanto «gigantesco», da sopraffare il Diego di oggi.

GIU’ LE MANI - Ma la sintesi è semplicissima ed è espressa dalla diplomazia che emerge raccogliendo le voci d’una città perdutamente innamorata del proprio uomosimbolo e dunque incapace di ribellarsi alle sue opinioni, accolte ma con acritica adorazione: perché Diego Armando Maradona è venerato, a prescindere, l’icona che resisterà per l’eternità, il Dio laico dinnanzi al quale genuflettersi. Piaccia o no, è severamente vietato il contraddittorio, son tutti «pazzi» per Diego. E la panchina qualcuno gliela concederebbe, sperando che le acrobazie del «settennato» possano ripetersi... Fascinazione. O anche evocazione d’un passato che rimane incollato «dentro» chi c’era e di chi l’ha vissuto per interposta narrazione.

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