Napoli, Higuain media gol da scudetto

L’unica volta in cui l’argentino è partito così bene è stato con il Real, nel 2011: alla fine arrivò il titolo
Antonio Giordano
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CASTEL VOLTURNO - La matrioska del gol è in quest’uomo uno e multiplo che racchiude in sé il genio scaltro d’una bellezza ch’è per gli amanti del calcio allo stato puro: e mentre intorno è delirio collettivo, tra le pieghe d’una impresa ci sono le stimmate d’un fenomeno che di nome fa Gonzalo, di cognone fa Higuain e di professione fa il «filantropo». Venghino, signori, venghino, in questo scenario in cui si può perdere, nella dimensione onirica scatenata (pure) dalle statistiche, nel macrocosmo d’un bomber che s’è preso il Napoli e se lo è caricato teneramente sulle spalle, portandoselo a spasso a suon di primati (personali) che inducono a sognare: dodici reti in campionato (una ogni 98 minuti), due in Europa League (una ogni 55 minuti) ed uno strappo con sé stesso, con el pipita del primo semestre del 2015, che rappresenta lo steccato tra quel fuoriclasse e questo, tra chi in due stagioni ha già dato tanto e anzi tantissimo (cinquantatré gol) e che nella terza ha ricominciato spingendosi (quasi) oltre ogni ragionevole paragone.

DIFFERENZIALE - L’anno solare è un concentrato di capolavori che cancella le due amarezze più grosse (il rigore sbagliato con la Lazio e quello tirato sempre in cielo nella finale della coppa America) ma è anche la fotografia double-face d’un centravanti che pur avendo offerto un contributo sensazionale (diciassette gol complessivi da gennaio a maggio, però spalmati in trentadue partite) ha ribadito (adesso) di poter rientrare nella categoria dei «marziani», lasciandosi esplodere con potenzialità stratosferiche (meno della metà delle gare giocate, quasi lo stesso numero di reti) e godendosela sotto gli occhi di Nicolas, il fratello-manager, che compare a Castel Volturno e lascia sospettare che si possa ricominciare a parlare di rinnovo.

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