EDIMBURGO - Va sempre più o meno così, da sette anni in qua: c’è uno scugnizzo che corre veloce, in genere sta defilato a sinistra, ed ha in testa semplicemente ciò che il suo avversario ha già intuito. E avanza, avanza, avanza un po’ caracollando e un po’ accelerando: poi, sterza, eh già, la solita mossa, per stringere verso il centro e deliziarsi. E ogni volta è come la prima volta, la scena non muta, neanche la scenografia intorno, perché si avverte quasi il sospiro evocativo - lo fa, non lo fa, ma sì che lo fa - o anche quello malizioso dei «detrattori» - ma dài..! - fino a quando... Lorenzo Insigne è una splendida «canaglia» che ama sfidare se stesso, mica ciò che lo circonda e che a Edimburgo si è rimesso in testa d’inventarsi un «amichevole» capolavoro da offrire, simbolicamente, a Jurgen Klopp: gli aveva segnato, quando il tecnico era al Borussia Dortmund, ma su punizione; poi lo aveva ancora «punito» e al 90', in Champions, nell’ottobre scorso, con una zampata inusuale. Gli mancava il tiro a giro, in corsa, per convergere al centro di questo macro universo che si chiama Napoli e sedurla e conquistarla, mentre Klopp, sorridente, gli sussurra a distanza: «Again».
Ancora Insigne. Insigne, di nuovo: non l’hanno ancora capito.
«E menomale che riesce sempre questa giocata. E meno male che non abbiano ancora capito come fermarmi...»
Poi in Liverpool-Napoli dà più soddisfazione.
«Questi stadi, queste partite, valgono come esperienza: l’atmosfera è fantastica e stavolta, incontrando il Liverpool, ci è anche passato per la testa che stavamo affrontando gli ultimi vincitori della Champions. Sono sfide che servono, che aiutano a crescere chi non ha avuto possibilità di viverle e arricchiscono ulteriormente chi invece ha già avuto modo di giocarne. Dentro, rimane sempre qualcosa».
Stando sulla sua fascia, le viene semplice.
«A sinistra mi piace, ma io sono pronto a fare ciò che chiede Ancelotti, sempre».
Un gol per lei, un assist per Milik, che ringrazia...
«A Milik ho detto di stare tranquillo perché è vero che gli piace giocare per la squadra, ma è più attaccante e deve pensare a segnare. Al resto provvediamo noi».