Napoli, chi sale e chi scende tra gli attaccanti

Sampdoria e Liverpool in tempi ristretti, Ancelotti è chiamato a fare delle scelte: ecco chi potrebbe giocare
Napoli, chi sale e chi scende tra gli attaccanti
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NAPOLI - Sempre meglio abbondare: e stavolta si si può perdere, in questa scelta «lussuriosa», tra attaccanti di vario ordine e specie. Small, medium e persino extralarge, per non negarsi nulla, per addobbarsi secondo le esigenze, per cercare un calcio (verticale) che sfili via leggero, veloce e poi semmai possa appoggiarsi su spalle solide. E’ il Napoli di Ancelotti, che una sua idea ce l’ha eccome, che altre ne valuta all’ombra del sopracciglio, e che ha scelto d’essere elegante, persino sontuoso, per tentare di stupire con quell’effetto speciale che dà un gol. Sette uomini per quattro maglie, c’è una ricchezza che sfonda nel benessere tecnico e induce a guardarsi dentro, sino all’ultimo secondo utile, sapendo che ora c’è la Sampdoria e poi ci sarà il Liverpool, ma prima, quando tutti pensavano che il pallone si fosse fermato in quella che impropriamente viene definita sosta, ci sono state le Nazionali, i voli, la stanchezza, i fusi orari. Però sono sette attaccanti, una folla: è la compagnia dei numeri primi...


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Mertens, la motivazione massima: record di gol con il Napoli

Dries Mertens non deve assolutamente chiedere nulla, né ha altro da imparare: ha gli schemi memorizzati in testa da anni, sa cosa vuole Ancelotti da lui e cosa sanno dargli i compagni. E’ il centravanti del momento, non essendoci praticamente Milik, e può sentirsi in competizione con Llorente o condividere con lui una partita, il suo sviluppo e anche la dura legge del turn-over. L’attaccante belga insegue tante cose, soprattutto il record di gol di Marek Hamsik, che ormai è vicinissimo, gliene mancano dieci, ed ogni occasione è quella buona per sentire il primo posto ai suoi piedi. Queste si chiamano motivazioni.


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Insigne, sta meglio ma il rientro è da decidere

Lorenzo Insigne sta meglio ma non ancora benissimo e prima che Ancelotti possa declamare la formazione per la sfida alla Sampdoria, varrà la pena sentire il medico, ma pure avvertire le reazioni dei muscoli dello scugnizzo, che a Torino contro la Juventus hanno cigolato e lo hanno costretto a uscire dopo quarantacinque minuti e che poi gli hanno negato il doppio confronto disputato dalla Nazionale per la qualificazione agli Europei. La terapia d’urto, per lui, è il gol, ma ci sono due partite in tre giorni e non conviene scherzare: però sino a sabato sera la strada è ancora lunga e l’ottimismo comincia a insinuarsi tra una passeggiata e una terapia, una corsetta e una vasca.


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Milik, stop negli States poi i problemi muscolari

È «uscito» dal Napoli in America, tra un Barcellona e l’altro, e si è portato appresso soprattutto il fotogramma di quel gol sbagliato a porta vuota. Poi l’affaticamento è diventato dietrologia e a qualcuno è venuto il sospetto che fosse mal di pancia per le voci di mercato inerenti a Icardi: invece, ha dovuto fronteggiare dolorini vari muscolari che, in queste fasi della stagioni, inquietano parecchio e invitano alla più assoluta prudenza. Tra un viaggio in Polonia e l’altro, per questioni personali, Milik sta recuperando e l’obiettivo sembra, anche per lui, la Champions: ma senza assolutamente rischiare.


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Lozano, travolgente contro la Juve e con il Messico

Speedy Gonzales ha incantato alla prima, con la Juventus, poi è andato in Nazionale e si è ripetuto ai suoi livelli e a quella velocità che imbarazza le difese avversarie. Il problema, anche per lui, si chiama jet lag, perché rientrerà giusto in tempo per la rifinitura e dopo aver sfidato con il suo Messico l’Argentina. Il part time diventa una possibilità, anche per avvicinarsi e con giudizio alla sfida Champions di martedì prossimo contro i campioni d’Europa del Liverpool. Lozano è uno e trino, senza voler essere blasfemi, può giocare ovunque, tra le linee, e quindi rappresenta il cosiddetto valore aggiunto.


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Callejon, la sua duttilità lo rende unico: in campo sempre

Non è ancora nato un nuovo Callejon, e se per caso fosse in giro - da qualche parte, su qualsiasi campo del Globo - nessuno sarebbe riuscito a scorgerlo: fa le due fasi, fa gli assist e fa pure i gol, sta largo a destra, entra nel campo, crea la superiorità offensiva e poi provvede a garantire gli equilibri quando il pallone ce l’hanno gli altri. Lo spagnolo è insostituibile e resta sempre «normalmente» eccezionale: attaccante aggiunto, si sarebbe detto una volta. Ed è assolutamente vero. Ecco perché, probabilmente, la formazione comincerà ancora una volta da lui: poi le altre dieci maglie.


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Younes, il tedesco cerca le sue chance: Carlo lo stima

Il suo «avversario» diretto si chiama Insigne, o anche Lozano: niente male. Ma il rendimento espresso nella fase finale della passata stagione del tedesco è divenuto un bonus da esercitare quanto prima: ad Ancelotti piace la sua capacità di saltare l’uomo, di tuffarsi tra le linee, di vedere la porta e anche di essere umilmente al servizio della squadra. Younes ha parecchie possibilità, perché quando si entra nel tour de force, come capiterà da sabato, bisognerà affidarsi anche alle rotazioni. Meglio a sinistra che da seconda punta, ma stavolta è già in condizione ed il peggio (cioé l’anno scorso) sembra superato.


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Llorente: ultimo arrivato ma è pronto per l'esordio

I suoi primi giorni da «napoletano» sono serviti per riacquisire confidenza con il campo e con il lavoro in gruppo, com metodologie chiaramente diverse: ma è bello carico e poi, in fin dei conti, ha semplicemente fatto la preparazione «diversa», in solitario. Llorente ha il fuoco dentro che arde dalla notte di Madrid, quella in cui il Liverpool gli ha «rubato» (si fa per dire) la Champions, alla quale si avvicina con autorevolezza e con la possibilità di fare un po’ di rodaggio già con la Sampdoria. E comunque oggi si presenta e dirà come sta, quanto ha nelle gambe... Tutto, insomma.


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NAPOLI - Sempre meglio abbondare: e stavolta si si può perdere, in questa scelta «lussuriosa», tra attaccanti di vario ordine e specie. Small, medium e persino extralarge, per non negarsi nulla, per addobbarsi secondo le esigenze, per cercare un calcio (verticale) che sfili via leggero, veloce e poi semmai possa appoggiarsi su spalle solide. E’ il Napoli di Ancelotti, che una sua idea ce l’ha eccome, che altre ne valuta all’ombra del sopracciglio, e che ha scelto d’essere elegante, persino sontuoso, per tentare di stupire con quell’effetto speciale che dà un gol. Sette uomini per quattro maglie, c’è una ricchezza che sfonda nel benessere tecnico e induce a guardarsi dentro, sino all’ultimo secondo utile, sapendo che ora c’è la Sampdoria e poi ci sarà il Liverpool, ma prima, quando tutti pensavano che il pallone si fosse fermato in quella che impropriamente viene definita sosta, ci sono state le Nazionali, i voli, la stanchezza, i fusi orari. Però sono sette attaccanti, una folla: è la compagnia dei numeri primi...


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