Il colpo magico

Il colpo magico© AFPS
Alessandro Barbano
3 min

Immaginate di aver due match point, di andare in battuta al primo con una rete più alta di venti centimetri, e di poterci riprovare nel secondo con una rete più bassa di dieci. Capirete così che cos’è Liverpool-Napoli per Ancelotti, e che cosa sarà poi Napoli-Genk. Fare “ace” stasera è molto diffi cile, perché il valore dell’avversario alza il net: gli inglesi vengono da 12 vittorie e un pareggio (contro lo United) in campionato e da una sconfi tta (contro gli stessi azzurri) e tre vittorie in Champions. Il problema non è perciò come si fa a vincere, ma piuttosto come si gioca. Se il Napoli esce con onore, anche perdendo, dimostra due cose: che può mettersi in tasca la qualifi cazione nella sfi da non proibitiva in casa contro i belgi e, soprattutto, che il tecnico ha ripreso il governo dello spogliatoio.

Questa seconda conseguenza ha profili diversi. Il primo è psicologico: l’allenatore ostenta la serenità dell’ambiente, a dispetto del conflitto asperrimo tra club e squadra. Ma dalla sera del pari con il Salisburgo il Napoli ha dimostrato, sul campo e non, di avere la testa altrove. Prima con l’ammutinamento contro il ritiro, poi con due inguardabili prestazioni con il Genoa al San Paolo e con il Milan a San Siro. “Tutto è passato”, dice Ancelotti, che nell’intera vicenda ha cercato, fin dal dissenziente “obbedisco” al diktat di De Laurentiis, di salvaguardare il suo prestigio e la sua autorevolezza in un sentiero strettissimo, facendo slalom con sapiente tatticismo tra le supermulte e i mancati rinnovi contrattuali. Stasera sapremo se ci è riuscito. Se, a dispetto di ciò che si dubita e si racconta, può ancora mobilitare verso un obiettivo sportivo le energie mentali e fisiche di un gruppo provato ma non in frantumi. Il secondo profilo è tattico. Il Napoli giocherà a Liverpool senza Insigne. Ancelotti si premura di sottolineare che “la sua mancanza è importante, checché se ne dica”, volendo con ciò smentire un’esclusione o, piuttosto, un’autoesclusione. Non sapremo mai perché il fantasista rinunci a essere presente in una trasferta così importante, magari in panchina, magari con un’infi ltrazione per quel dolore al gomito che pure non gli ha impedito di allenarsi con il gruppo. Resta il fatto che il tecnico oggi ha modo di provare, nella partita più “qualitativa” della stagione, il modulo che tutti sanno essere il suo preferito: il 4-4-2. Con Lozano che resta il desiderio di mercato soddisfatto e la prima scelta, a dispetto di un avvio zoppicante. Ancelotti ha 90’ minuti per dimostrare che la formula tattica e l’undici in cui crede di più possono archiviare defi nitivamente il 4-3- 3 di sarriana memoria.

Per tutto questo Liverpool-Napoli parla al presente, ma anche al futuro. Deve averlo compreso De Laurentiis, se è vero che, con la sua intuitiva astuzia, ha fatto giungere nelle ultime ore segnali di fumo che parlano di pace.


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