I treni - a volte - passano più d’una volta: però questa è anche l’ultima e Arkadiusz Milik ancora non sa cosa fare, se saltarci su, destinazione per nulla ignota, o se starsene sulla banchina (non la panchina), una valigia in mano, per aspettare giugno e «godersi» la libertà assoluta, a costo zero, che potrebbe spingerlo dove vorrà, tra le braccia di Madame o di chi offrirà in più. In fi n dei conti, come spesso succede, è una questione di soldi: però a ventisette anni
(da compiere a febbraio), forse è pure il momento di rinunciare a qualche euro e guadagnare qualche mese e la possibilità di giocarsi poi l’Europeo con la Polonia. Milik ha lasciato che una serie di convogli luccicanti - la Roma, la Fiorentina - scivolassero via: sembra che non se ne sia pentito e che l’idea di arrivare a giugno ancora lo tenti. Ma sarebbe pericoloso assai, perché a quel punto non avrebbe alcuna possibilità per convincere il Ct della propria Nazionale a dargli una maglia.