Napoli, Mertens torna alle origini

Al debutto nel 2021, il re dei bomber del Napoli punta, come tradizione, a scatenarsi da gennaio in poi
Napoli, Mertens torna alle origini© LAPRESSE
Antonio Giordano
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NAPOLI - Il primo gol, e sembri non si scordi mai, si perde quasi tra le pieghe della memoria: 30 ottobre 2013, siamo nella sua prima vita, da esterno, e Mertens esce dalla fascia, va nel cuore del campo, palleggia, dialoga con el Pipita, e poi, zac, fa 2-1 per il Napoli a Firenze. Il viaggio alle origini di Ciro è un tour che riconduce tra i capolavori dell’arte: centotrenta pennellate d’autore che stanno per sfilare di nuovo nel "Diego Armando Maradona", il suo stadio, dal quale è uscito il 13 dicembre scorso, e che stavolta ritrova (probabilmente) dall’inizio, perché troppe cose sono andate perdute.

Meno sei

San Siro è uno scarabocchio del destino che gli è costato sei partite (cinque in serie A e una di Coppa Italia) da lasciarsi alle spalle, perché in questo 2021 nel quale Mertens debutta ci sono state storie che vanno riscritte: la corsa in campionato per starsene tra le prime quattro - e senza smettere di pensare di riavvicinarsi alla vetta - e poi la Super Coppa che riconduce un po’ anche a Doha, dicembre del 2014; l’Europa League che si ripresenterà puntuale e nella quale c’è la possibilità di recitare da protagonisti e infi ne, più in là, ci sarà modo di pensarci, l’Europeo con il suo Belgio. Mertens è uscito dal Napoli, suo malgrado, in quella notte cupa e tempestosa di Milano, con la caviglia sinistra che lo ha fatto piangere ed impaurire, ed un lockdown che gli è stato imposto per curarsi e rimettersi a nuovo. 

Il discorso del re

Restano, intanto, come pietra miliare dei suoi otto anni napoletani, le centotrenta reti che lo investono della corona di re, uno che fa discorsi nuovi ormai da cinque stagioni, da quando Sarri, costretto a inventarsi un centravanti per l’infortunio a Milik, puntò su di lui. E qui nasce il secondo Mertens, quello che non t’aspetti, quello che alla Fiorentina ne ha segnati complessivamente sette, quello che quando comincia la stagione si prende sempre un po’ di tempo per scuotersi.

Ritorno al futuro

Mertens ha una tendenza tutta sua, che sistematicamente (tranne in due circostanze) ha replicato: si scatena, nel girone di ritorno, quando entra nella parte di se stesso, dimentica una fase iniziale «normalissima» e si trascina su livelli eccezionali. È da gennaio in poi che la sua media s’impenna, raggiunge vette inesplorate in quella esistenza da ala che l’ha accompagnato per un po’. E Mertens è cambiato, e in che modo, nell'inverno del 2017, quando siè proiettato in questa sua sfarzosa dimensione lasciandosi dondolare dalla sua natura gioiosa e ne ha segnati novantasei (96) smentendo la teoria iniziale sulla sua investitura da "falso nueve".

Il valore aggiunto

Il Napoli si è fatto il lifting, con Osimhen, ha lasciato indietreggiare il suo capocannoniere storico tra le linee, gli ha sottratto il 4-3-3 e il profumo dell’area di rigore, ne ha smarrito il cinismo e l’inventiva: però il suo amico geniale sta tornando e la Fiorentina sa di revival. Da un Mertens all’altro, è come se il tempo si fosse fermato. 


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