Napoli, un forte incentivo a investire sul progetto

18 - Lorenzo Insigne (48 mln)© ANSA
Alessandro Barbano
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A Firenze il Napoli ha vinto il suo scudettino. Non solo perché, battendo i viola per due a zero, ha messo praticamente in tasca la qualificazione in Champions. Ma perché ha scacciato i fantasmi che lo perseguitano e che fin qui ne hanno fatto un’incompiuta. Il primo fantasma si chiama “effetto Calvarese”, e cioè l’idea che in un modo o nell’altro la Juve alla fine ottiene quel che vuole.

È una convinzione che, dopo il successo dei bianconeri con l’Inter, si è fatta largo nella mente dei tifosi azzurri, e non solo. Il secondo è una memoria di quel 29 aprile del 2018, quando a Firenze si spezza il sogno del tricolore, coltivato per sette giorni dopo la vittoria a Torino. Insigne e Hysaj erano, tra i titolari di ieri, gli unici superstiti di quella disfatta dello spirito, prima ancora che del gioco. Perché a Firenze il Napoli scoprì una fragilità che più volte in questi anni ha fatto capolino, certificando l’inadeguatezza di questa squadra nell’ultimo miglio.

Ieri il capitano e il terzino albanese sono stati tra i migliori. Lorenzo ha guidato gli azzurri con lo spirito di sacrificio e l’ispirazione ai quali ci ha abituato in questa stagione, ha colpito due legni, poi sul rigore è parso per un attimo schiavo di quella coazione a ripetere che può trasformare un perfetto colpo da biliardo in una tremebonda esitazione, ma qui è venuta in soccorso la sorte, riservandogli un esito uguale a quello concesso a Ronaldo il giorno prima: il gol segnato sulla respinta di Terracciano dimostra che chi «fortissimamente volle» ha buone chance di finire premiato.

Insomma, da Firenze il Napoli torna con la prova di un carattere che non è solo il passaporto per restare in Europa tra i big, ma è soprattutto l’incentivo a non smobilitare il gruppo squadra, anzi a investire su di esso. De Laurentiis ne sarà forse insieme rinfrancato e confuso. Rinfrancato perché la qualificazione in Champions scongiura il deprezzamento del patrimonio e la necessità di svenderlo.

Confuso perché il rush finale di questa squadra è un abbrivio della tecnica, dell’esperienza e della cooperazione, a cui non è estranea la mano di Gattuso, l’allenatore con cui pure sembra essersi concluso un sodalizio. Se questo sarà l’esito, resta il valore dell’esperienza, che si può raccontare nel modo che segue: alla fine Gattuso ha cambiato il Napoli, ma anche il Napoli ha cambiato e migliorato Gattuso.

Le scelte che il presidente farà nella sua autonomia non dovranno archiviare il percorso fin qui compiuto, ma implementarlo. Tra sette giorni gli azzurri possono mettere il timbro al nuovo progetto: battendo il Verona scoraggeranno qualunque discontinuità, dimostrando che con qualche innesto mirato, in difesa e a centrocampo, questa squadra può giocarsi lo scudetto. Un motivo in più per tenere alta la concentrazione fino all’ultimo respiro.


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