Zeman: "Sarri non ha tradito Napoli, forse Capello con la Roma..."

Così il tecnico boemo: "Mi dispiace per come è andata con gli azzurri. È una città in cui si può fare grande calcio"
Zeman: "Sarri non ha tradito Napoli, forse Capello con la Roma..."
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"Il tradimento nel calcio esiste solo se uno si vende una partita. Se un calciatore cambia squadra e poi gioca contro quella precedente non è un tradimento, fa parte del suo lavoro. Poi non esultano... Per me dovrebbero esultare. Sarri? Non ha tradito Napoli. Bisognerebbe entrare nello specifico e vedere se c'erano problemi. Non è come Capello che disse 'Io alla Juve mai', e poi lasciò Roma di notte. Quello è già più tradimento". Zdenek Zeman, ex allenatore, tra le altre, di Lazio, Roma e Napoli, recentemente tornato alla guida del Foggia, ha parlato al Bosco di Capodimonte. "Io sono entrato con passione e voglia di fare - prosegue il tecnico boemo -, poi piano piano mi hanno tagliato le gambe. È difficile. Io aspetto che qualcosa cambi. Ho preso granchi con calciatori? Certo, può succedere di credere in un calciatore e non riuscire a tirargli fuori quello che volevo. Ma sono contento di esserci riuscito molte volte. La multa per aver giocato a carte con Signori e Rambaudi di notte? C'era anche Padalino e qualcun altro, ma io alle 3 di notte dormo. Io proposi una multa per loro in realtà... Io senza procuratore? Gli allenatori per regolamento non potrebbero averlo. Chi ce l'ha trasgredisce una regola".

Zeman: "Mi dispiace per come è andata a Napoli"

"Da cosa dipende l'affetto di Napoli nei miei confronti? Spero non dipenda solo da una partita, ma anche per tutto il resto. Ho cercato di dare al Napoli quello che potevo, nonostante i problemi interni ed esterni, che non siamo riusciti a superare. Mi dispiace, perché Napoli, grazie anche alla passione della gente, è una città dove si può fare calcio e bene. Ho avuto Boksic che andò dalla Lazio alla Juve, è tornato e ha detto 'Lì abbiamo vinto la Champions e la gente non ci calcolava'. Io penso che i giocatori vogliono un riconoscimento quando fanno le cose bene. Amore a prima vista con l'Italia? È vero, venivo in estate per due mesi da mio zio nel '66, nel '67 e nel '68. Mi impressionò che c'era sempre il sole. Dicevo, ma come lo pulite il cielo? Poi ho interrotto gli studi a Praga e ho iniziato l'Iseef a Palermo. Nel '68 avevo il biglietto per tornare a Praga il 22 agosto. Il 21 mamma mi disse di restare perché c'era la guerra, io non avevo voglia di farlo, e sono rimasto in Italia fino a novembre. Da bambino mi sentivo normale, ma loro mi avevano eletto capo. Ero fortunato ad avere sotto casa un campo di 60x50 fatto per pallamano e hockey su ghiaccio, e mi stava bene. Stavo tutto il giorno lì, appena tornavo da scuola. E lì c'erano tutti i ragazzi dei palazzi vicini e abbiamo iniziato a giocare a calcio, oltre che pallamano e hockey su ghiaccio. E ci eravamo attrezzati anche per giocare al buio. Serve passione. Noi avevamo poche possibilità di fare altre cose".


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