Napoli-Venezia, espulsione Osimhen: se questo è uno schiaffo!

L'attaccante salterà due giornate ma la sequenza dei fotogrammi racconta uno scontro di gioco non da cartellino rosso
Napoli-Venezia, espulsione Osimhen: se questo è uno schiaffo!
Alessandro Barbano
5 min

Se questo è uno schiaffo, signori, il calcio è il più maldestro, il più sgraziato, ma anche il più innocuo degli sport. Ma per questo schiaffo che schiaffo non è, Osimhen salta due turni e il Napoli perde il suo attaccante più importante nella sfida contro la Juventus alla terza giornata, salvo diversa decisione della Corte d’appello. Ma il giudice sportivo ha guardato con attenzione la sequenza dei fotogrammi che racconta lo scontro di gioco al ventiduesimo minuto di Napoli-Venezia?

Gli offriamo qui un’occasione di riflessione. Come si nota nell’immagine numero uno, quando il pallone, partito dal calcio d’angolo, è già nell’area di rigore, Heymans ha la mano destra sulla spalla di Osimhen e gli cintura il collo da dietro, e la mano sinistra che aggancia l’avambraccio sinistro dell’attaccante nigeriano. Nell’immagine numero due l’aggancio è diventato presa. Osservate la mano sinistra del centrocampista belga: è aperta con il pollice in alto e tiene stretto il braccio del centravanti. Facendo leva anche sulla mano destra, che cinge ancora il collo dell’attaccante, Heymans vuole inchiodare Osimhen al suolo, impedendogli di saltare. È a questo punto che il nigeriano - immagine tre - compie una rotazione del corpo verso sinistra nel tentativo di divincolarsi e spinge la mano destra in avanti. Osservate l’angolo del suo avambraccio con il braccio: è di 90 gradi. Vuol dire che Osimhen non sta compiendo una rotazione per sferrare un colpo, ma sta cercando una presa sul corpo dell’avversario per spingerlo all’indietro. Osservate ancora le mani del belga: sono ancora tutte e due sulle spalle del centravanti, nel tentativo di trattenerlo. Anche nell’immagine quattro, quando la mano di Osimhen raggiunge il lato sinistro del volto di Heymans, il centrocampista del Venezia ha ancora entrambe le mani sulle spalle del nigeriano, con l’intenzione di impedirgli qualunque movimento. Al momento del contatto con il volto di Heymans, il braccio di Osimhen mantiene una rotazione di 90 gradi sull’avambraccio. La mano invece è protesa verticalmente nella chiara intenzione di spingere all’indietro il difensore, per liberarsi dalla presa delle spalle. Se lo schiaffo è un colpo inferto al volto usando il palmo della mano aperto e la rotazione del braccio, questo non è uno schiaffo. La caduta del centrocampista del Venezia verso destra - immagine cinque - non è giustificata dalla pressione della mano di Osimhen, ma è chiaramente un gesto di accentuazione plateale del contatto.

L’espulsione dell’attaccante è un errore arbitrale, frutto di un’interpretazione soggettiva del regolamento. Perché la reazione del nigeriano non configura una condotta violenta, ma un eccesso difensivo punibile al più con un’ammonizione. C’è un evidente problema di coerenza e prevedibilità delle decisioni degli arbitri, che rischia di mettere a repentaglio la credibilità del loro ruolo e la regolarità del gioco. Non si può pensare di affrontarla riducendo l’autonomia dei direttori di gara a vantaggio di un controllo tecnologico. Il Var non è e non deve essere un sostituto della responsabilità arbitrale. Occorre piuttosto studiare e condividere criteri interpretativi omogenei, attraverso una formazione permanente, non solo fondata sulla trasmissione artigianale di esperienze, ma su un approfondimento teorico delle norme. Questa formazione non si fa, o non si fa adeguatamente.

Quanto alla squalifica di due turni del giudice sportivo, che taglia fuori Osimhen da Napoli-Juve, è un perseverare diabolico. La giustizia sportiva non può aggiungere all’imponderabilità del gioco e agli errori degli arbitri una quota di decisioni anch’esse non coerenti e, peggio, non debitamente motivate, se non con un generico rinvio alle già fragili norme regolamentari. Nel caso specifico, se la reazione di Osimhen non configura una condotta specificamente qualificabile come violenta, tant’è vero che viene esclusa la squalifica di tre turni prevista dal regolamento, come si giustifica una punizione di due turni anziché di uno solo?

Questa domanda non può trovare una risposta nel soggettivismo insindacabile del giudice sportivo, ma meriterebbe una motivazione esauriente su cui fondare un’eventuale impugnazione. La credibilità dei verdetti sportivi è una variabile economica del calcio che l’attuale sistema non garantisce e non promuove. Occorre mettervi mano per consolidare la prevedibilità delle decisioni, poiché il calcio paga a questa vaghezza un prezzo non debitamente considerato.

Tutti gli approfondimenti sull’edizione del Corriere dello Sport – Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA