Il mio amico Aurelio De Laurentiis: quarant'anni di sorrisi

Il mio amico Aurelio De Laurentiis: quarant'anni di sorrisi
Maurizio Costanzo
2 min

Il mio amico Aurelio inteso come Aurelio De Laurentiis. Ci siamo conosciuti quarant’anni fa in quanto io scrivevo sceneggiature di cinema e lui mi chiamò per propormi di scrivere dei soggetti per telefilm dell’orrore. Era una bella idea perché allora di film dell’orrore per la televisione non ce n’erano. Oggi la televisione americana vive di telefilm dell’orrore. Scrissi i soggetti, Aurelio provò a venderli ma non ci fu risultato. Da allora, ripeto, da quarant’anni, siamo rimasti amici; ci vediamo, facciamo progetti, chiacchieriamo di vita, di figli, di futuro ma, principalmente, ci divertiamo. Mi dicono: Aurelio è un burbero. Sarà vero, ma io in tanti anni non me ne sono mai accorto. Ci siamo anche divertiti a prendere in giro altri. Mi sono incuriosito io a sentire i racconti di suo zio Dino De Laurentiis, di suo figlio, proprietario della squadra calcistica del Bari e anche delle avventure del Napoli. Di questo parliamo poco anche se, quando ebbi l’offerta di diventare advisor delle strategie di comunicazione della Roma, chiesi a lui consiglio. Me lo diede ed io feci bene ad accettare. Però di calcio, specie dopo il mio incarico alla Roma, parliamo il meno possibile. Non potevo, domenica 12 settembre, non chiamarlo per complimentarmi per la vittoria, il giorno prima, del Napoli con la Juventus.

Una delle doti di Aurelio De Laurentiis è che le cose, sia nel calcio come nel cinema, come nella televisione, non sarà oggi, non sarà domani, ma alla fine le fa. Un particolare: io sto eternamente a dieta e sono costretto a inventarmi delle balle quando lui m’invita in un ristorantino che ha trovato a Trastevere o altrove. Ecco, Aurelio: adesso sai la verità. E poi ti dico anche: chissà che dopo quarant’anni qualcuno non pensi di realizzare quei telefi lm dell’orrore che ci hanno fatto incontrare?


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