Mexes: "Napoli? Quando giocavamo lì ce la facevamo sotto..."

L'ex difensore della Roma: "Spalletti è un grande tecnico e non deve avere dubbi su sé stesso"
Philippe Mexes© Bartoletti
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NAPOLI - Philippe Mexes, ex difensore di Roma e Milan, è intervenuto ai microfoni di Radio Marte: "Il gol in rovesciata? Ne parlo sempre, c'è stata fortuna ma me lo ricorderò per tutta la vita. Ci si ricorda anche del cartellino rosso contro la Lazio ma in campo c'è tanta adrenalina, non fai caso ad alcune cose e poi ci pensi dopo. Mi manca l'Italia? Certo, quando in un mondo così per tanti anni è bello, in Italia peraltro è molto più sentito il calcio rispetto alla Francia. La gente, i giornali e la tv si aspettano tanto e ci guardano. Una volta che smetti quest'adrenalina ti manca, così come il contatto con la gente e lo spogliatoio". 

"A Spalletti devo tanto. Totti? Con lui ha avuto problemi"

Il francese ha poi parlato del rapporto con Luciano Spalletti, già suo allenatore alla Roma e ora tecnico di un Napoli primo a punteggio pieno. "A Spalletti devo tanto - spiega ancora Mexes - ma non so cosa sia successo quando è tornato a Roma, non è mai semplice perché doveva riconquistare e fare tutto, ha avuto problemi con Totti. Ma quando è arrivato all'inizio non aveva un effettivo incredibile, noi dietro facevamo il massimo per Totti e De Rossi, volevamo riconquistare il nostro pubblico con il bel gioco. Nessuno si aspettava nulla ma lui ci ha aiutato tanto, a me, a Perrotta, Tonetto, Cassetti, lo stesso De Rossi. L'Inter aveva un grande effettivo, avevano due squadre e noi no. In quegli anni la squadra nerazzurra vinceva tutto, noi cercavamo di lottare specialmente per il posto in Champions League, per noi era un onore. Abbiamo comunque vinto Supercoppa e Coppa Italia ma era già bella per noi, non è il campionato ma è già molto".

"Scudetto al Napoli? Non dipende solo da Spalletti"

Sulle chance tricolori del Napoli: "Scudetto al Napoli? Non dipende solo da Spalletti, magari! Ci sono i giocatori, c'è lo staff a cui lui tiene molto. Se i giocatori sentono quello che chiede è più semplice per lui ma ovviamente non va lui sul campo. Attacchiamo sempre l'allenatore ed è vero che conta ma chi va sul campo deve dare qualcosa in più, pensare al gruppo e alle richieste del tecnico. Noi pensavamo alla performance e non a fare da soli, lo spirito conta. Sono cambiati anche i tempi, ho smesso anche per quello: non mi divertivo più, non sentivo la passione. Io allenatore? Lo potrei fare ma romperei i coglioni ai giocatori! Nello spogliatoio servono 2-3 personalità che fanno transizione tra giovani e anziani e poi diventa più facile per tutti".

"Spalletti è un grande allenatore, non deve avere dubbi"

E ancora: "Ho sempre la Roma nel cuore e spero vinca lo scudetto. È una piazza molto bella e pesante, non voglio fare il lecchino ma non mi sarei mai aspettato di viverci. Al Milan c'era un altro ambiente, ho vissuto due cose diverse, Roma è più umana. Da quanto non sento Spalletti? Sentivo più spesso Baldini, Spalletti l'ho sentito una volta ma non ho più avuto notizie. Se mi chiamasse Spalletti per entrare nel suo staff? Koulibaly darebbe una sveglia pure a me! A Spalletti dico di non deve avere dubbi su sé stesso perché è un grande allenatore. Ha scelto piazze pesanti, deve stare sempre in campo con passione, lasciasse fuori quello che è extra calcio. In passato ne ha sofferto, ogni volta prendi una botta e non è semplice reagire. Napoli? Quando andavamo a giocare lì ci cag..... addosso! Ma anche questo è il bello del calcio".


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