Il Sarrismo è nato e morto a Napoli: il gioco favoloso non si è più visto

Dall’addio a oggi: Sarri ha vinto con Juve e Chelsea, ma la magia di quegli anni partenopei si è persa. Ora i tifosi della Lazio sperano che si riaccenda la fiammella
Il Sarrismo è nato e morto a Napoli: il gioco favoloso non si è più visto
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« Per me Napoli non sarà mai una partita come le altre». Tre anni dopo è una frase che, pronunciata da Maurizio Sarri, non ha più lo stesso significato. È vuota, arriva all'orecchio col sapore metallico del fuori sincrono. Un rischio che il tecnico toscano corre anche per il suo calcio. Bisogna essere stati fuori dal mondo per commuoversi ancora per il ritorno di Sarri a Napoli. Il secondo. Il primo è avvenuto sulla panchina della Juventus. Ci ha pensato la vita a spazzare via quell'evidente castello di ipocrisia che in tanti fecero finta di non vedere. “Non rovinare mai una bella storia con la verità” è una delle massime del giornalismo. E quella era una favola troppo succulenta per essere sporcata da termini come “legittima ambizione”. È un po’ come avviene nel film di Sorrentino “È stata la mano di Dio”. Ciascuno pensa che la propria sia la famiglia perfetta. Poi, arriva sempre il momento in cui si è costretti ad aprire gli occhi. Il paradosso di questo ritorno è che in teoria il vincitore sarebbe Maurizio Sarri e lo sconfitto il Napoli. Perché lontano dal Vesuvio il tecnico toscano ha finalmente vinto. Ha conquistato l'Europa League col Chelsea e lo scudetto con la Juventus. Eppure - a volte la vita sa essere crudele - i suoi sono stati successi che non sono riusciti ad andare al di là dell'albo d'oro. A Londra non è mai scattato il feeling, addirittura dopo qualche mese il pubblico cominciò a intonare “Fuck Sarriball” e non si trova un tifoso dei Blues che lo rimpianga. A Torino ha vinto lo scudetto meno celebrato della storia. Se avessero potuto perderlo, lo avrebbero perso ben volentieri. Ne è rimasta la certificazione persino nella serie Amazon sulla Juventus con Andrea Agnelli che dice alla squadra: «L'anno scorso è stato un anno di merda». [...]

Il rapporto tra Sarri e Napoli

[...] La sconfitta di Sarri è che il sarrismo è nato e morto a Napoli. Bisogna riconoscergli involontaria sincerità quando, il giorno della presentazione alla Juventus, disse: «Il sarrismo non so cosa sia». E in effetti non lo sapeva. Perché quel gioco che tante persone fece innamorare, non si è mai più visto. Al Chelsea nemmeno per dieci minuti. A Torino giusto nella partita vinta a San Siro contro l'Inter di Conte. Una vampata. E nulla più. Napoli manca a Sarri più di quanto lui manchi a Napoli. Anche se all'ombra del Vesuvio il fronte nostalgico è più consistente di quanto sembri. Non sono pochi coloro che ancora si emozionano alla vista di un'azione con sette passaggi consecutivi. Ma è sempre più raro vederli nelle squadre del fu Comandante. È come se fosse finito l'effetto della pozione magica, anche se ovviamente i laziali sperano di no. È rimasto il contorno. Il linguaggio ruvido. L'apparente disprezzo per l'ipocrisia. Le dichiarazioni contro Lega, Uefa, associazione calciatori. Quella patina anti-sistema che tanto contribuì alla creazione del personaggio. Tutto il resto, però, non si è più ripetuto.

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