Il Napoli è tranquillo, ci pensa Mertens

Da Milik a Osimhen, quando il centravanti non c’è entra in scena l’attaccante belga: contro l’Empoli iniziò nel 2016  la scalata di Dries nell’olimpo del gol
Mertens© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
2 min

CASTEL VOLTURNO - La prima volta in cui Mertens cominciò a intuire che da quel momento sarebbe diventato «Ciro», per entrare nel ruolo fece la cosa più semplice del mondo per uno scugnizzo: seguì l’istinto! E quando, guardando alla sua destra s’accorse che Callejon, uno degli amici delle razzie di quel tempo, aveva già arcuato il destro, annusò l’aria, si travestì da centravanti vecchia maniera, rubò l’attimo agli avversari, ne colse l’errore e come un’opportunista si limitò ad assecondare Sarri, che comunque gli aveva chiesto anche altro. Prima di calarsi nella Grande Bellezza, il «capolavoro» di quel 2016, gli servì semplicemente afferrare a piene mani il proprio talento per sbatterlo rumorosamente in faccia alla Storia del Napoli che adesso è diventata anche sua: 141 gol, 103 dei quali raccolti dopo aver imboccato quel bivio.

Vero "nueve"

Il 26 ottobre del 2016, per tirarsi fuori da quella malinconia che sembrava ghermisse Napoli dopo che Milik s’era infortunato di nuovo e per la seconda volta in dodici mesi, fu sufficiente posare lo sguardo su Mertens, osservarne la sua nuova postura, apprezzarne la leggerezza - da étoile - nel danzare tra le linee e da quelle scappare, l’intelligenza nel lasciarsi tutto alle proprie spalle, persino se stesso, e l’inconsapevolezza persino sua d’essere padrone d’un destino, diverso, meraviglioso e sgargiante. A Napoli-Empoli, ci arrivò con 38 gol in tre anni e due mesi, e per dirla tutta da centravanti aveva debuttato sempre al «San Paolo» - ma sì, s’è chiamato così - contro il Besiktas, in un 3-2 turco fronteggiato con una doppietta, e però al campionato, alla serie A, all’Italia intera si presentò in quella partita diretta da Mariani, che stasera farà da Var: piacere, sono il vostro vero «nueve» (...)

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