Napoli, le riforme silenziose di De Laurentiis

Attraverso i risparmi e gli investimenti sarà possibile far respirare un club che nell'ultimo biennio ha avuto diverse difficoltà
Napoli, le riforme silenziose di De Laurentiis© Getty Images
Antonio Giordano
3 min

L'anno zero è partito ad agosto 2021 più o meno, e un po’ s’era intuito, nell’istante stesso in cui, in quell’apparente immobilismo, il Napoli ha cominciato a guardarsi dentro, a rileggere il carteggio, a scandagliare nei propri pensieri ed a rimetterli in ordine. Un’estate fa, analizzando se stesso e anche i conti del club, Aurelio De Laurentiis ha cominciato ad avviare l’ennesimo ciclo della sua epoca, ha sistemato i conti in prospettiva, ha raschiato nel fondo del bilancio e si è proiettato al di là delle scadenze: a giugno 2022, alla fine di questa stagione che in realtà è pure un esercizio, dal monte-ingaggi sfileranno via i dieci milioni (lordi) di Insigne ormai canadese, i nove di Mertens che ha corteggiatori in Qatar, gli otto di un Ghoulam al quale la sorte qualcosa dovrà pur restituire altrove, avendone saccheggiato energia e umore, e i cinque di Ospina, divenuto un obiettivo del Real Madrid, al quale è complicato negarsi; e volendo, nella lista dei «potenziali esuberi», ci potrebbero anche finire Anguissa (che è un prestito però con diritto di riscatto); Juan Jesus che ha firmato per dodici mesi; e Tuanzebe, che dovrebbe rientrare all’Aston Villa. In pratica, ci sono sette uomini con tanto di valigia sull’uscio; e in sintesi, si chiuderà un’epoca.

Ma attraverso i risparmi e gli investimenti, inseguendo talenti nuovi e freschi, sarà possibile far respirare un club che nel biennio alle spalle, tra le delusioni Champions e l’invasione del Covid, ha dovuto versare - come altri - lacrime e sangue. Però in questa situazione insolita, per certi versi persino paradossale, si nascondono vantaggi che si percepiscono a occhio nudo e nei 131 giorni che separano dall’ultima di campionato (nessuno aspetta il 30 giugno, si sa) c’è una forbice sufficiente per interrogarsi ancora, intervenire non solo con lungimiranza, rielaborando il Napoli, però senza strappargli né l’anima e neppure la sua autorevolezza. Ma tra un po’, e nel mercato che verrà, altre riflessioni - che potrebbero trasformarsi in decisioni - finiranno per accatastarsi nell’orizzonte (teoricamente) vago, e i contratti di Fabian Ruiz e di Meret, scadenza 2023, meriteranno approfondimenti e tracceranno altre linee-guida, ispireranno una filosofia, offriranno un’altra chiave di lettura per interpretare il Napoli e la sua idea del futuro, e accorgersi se intanto qualcosa è cambiato.

Tutti gli approfondimenti sull'edizione del Corriere dello Sport-Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA