Napoli, scudetto significa progetto

Napoli, scudetto significa progetto© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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Tagsnapoli

L’ha detto Adl e, almeno fino a prova contraria, la promessa o il desiderio o semmai il sogno non può essere derubricato a slogan squisitamente estivo, una frase ad effetto da lasciare galleggiare sulle onde emozionali di un’estate favolistica. «Faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli e proveremo a vincerlo tutti assieme». E’ proprio vero, domani è un altro giorno, e quindi pure ieri. E da lunedì 30 maggio a stamani altre varie cose sono accadute, che hanno provveduto un po’ ad avvelenare i pozzi finendo per far scivolare nel labirinto della memoria gli investimenti per Kvaratskhelia, per Olivera e per Anguissa, una cinquantina di milioni di euro che pure hanno un senso, eh sì. Ma Napoli, al netto delle nostalgie, si è rimessa a vibrare di paura e annusa il pericolo che stia per evaporare un tempo. E mentre Dries Mertens viene ingloriosamente graffiato da vaghi e offensivi sospetti che sorvolano sulla sua personalissima storia, Kalidou Koulibaly spruzza comprensibilmente un pizzico di ansia su una città emotiva e preoccupata. Tra la penombra di questo mercato che può rappresentare la frontiera tra un’epoca e l’altra, s’è adagiato anche Ospina, un altro «pilastro» che vacilla e che dunque rischia di strappare dal progetto di Spalletti, poverino lui; né si può far finta d’ignorare che dinnanzi ad un’offerta indecente, legittimamente da accogliere, pure Osimhen finirebbe per diventare un’ossessione popolare.

Dinnanzi a scenari non necessariamente fantasiosi, sfila via anche la natura stessa della filosofia del Napoli, improntata al contenimento dei costi, al «controllo» del monte-ingaggi, ad una politica garantista per la salute stessa del club. E’ lecito, e anche indispensabile, confrontarsi con il proprio portafoglio e metterlo in sicurezza, la traccia di un’idea che può disegnare una vita ragionevolmente equilibrata oppure, perché no?, per indirizzarsi, nel breve o medio o lungo termine, verso una cessione del club. Ma queste sono interpretazioni - neanche troppo libere - mentre invece l’unica riflessione impone una secca domanda: quanto sia grossa, eventualmente, la distanza tra l’affabulazione e la progettazione e come l’una e l’altra possano coesistere? Perché con questo venticello che soffia in senso contrario, almeno per ora, il rischio che Napoli possa imbattersi in una stagione di transizione finirebbe per congelare (ancor di più) chi è rimasto inchiodato all’ultime parole famose: «Faremo di tutto per portare lo scudetto a Napoli». 


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