La favola senza lieto fine di Meret al Napoli: già scivolato dietro Sirigu

Era arrivato da predestinato, esce nell’anonimato: dopo quattro anni la soluzione più amara
La favola senza lieto fine di Meret al Napoli: già scivolato dietro Sirigu© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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NAPOLI - E vissero infelici e scontenti: perché nelle favole, a volte, il doloroso inizio esclude subito, e senza indugi, il lieto fine. Quando Alex Meret compare nel Napoli, a Dimaro-Folgarida, il 10 luglio del 2018, c’è tutta una storia che sembra pronta per essere iscritta: e invece, tra le pieghe di quelle pagine, nel mistero buffo dell’ignoto, il destino ha deciso di intrufolarsi rovinosamente. Venticinque milioni di euro per sistemarsi tra le braccia di un predestinato, il bambino-prodigio che faceva «innamorare con il suo stile» Buffon, un talento visibile a occhio nudo, il figlio ideale per qualsiasi mamma e il genero perfetto per ogni suocera: ma l’11 luglio, quando si sta appena cominciando a sfogliare quel romanzo, Meret va a frantumarsi il terzo medio dell’ulna sinistra e s’infila, suo malgrado, in quel tunnel che ne assorbe pure l’umore.

Ecco Sirigu

Sono volati via quattro anni di incomprensioni, di investiture e poi di bocciature, di (s)fiducia illimitata ma sino al prossimo errore, di costruzioni dal basso e distruzioni dell’anima: e in questi 1490 giorni che ormai sanno di niente, restano appena 93 presenze e troppe panchine, dure da sopportare. Meret e il Napoli non hanno nient’altro da darsi, forse neppure da dirsi: dopo Ospina arriverà sicuramente Sirigu, ormai atteso per le visite mediche che definiranno un acquisto annunciato da un po’; poi (probabilmente) sarà l’ora di Navas, che sa giocare con i piedi e si porta appresso la gioielleria del soggiorno nella quale c’è di tutto, persino tre Champions, e così si concluderà questo travagliato rapporto, gestito con lucida approssimazione, come se fosse una questione dei dirimpettai.

Meret-Napoli, lo strappo

Meret dal Napoli è uscito presto, colpa di Lukaku verrebbe da dire, e poi è stato costretto a vivere nella diffidenza, societaria e anche ambientale, o nell’ombra di un amico-collega con personalità più spiccata, esperienza maggiore e una serenità interiore concessagli dalla comprensione. Meret è diventato un equivoco, una contraddizione, fondamentalmente un errore, perché il capitale (soprattutto) umano ne è uscito travolto e ora sta a lì a curarsi le ferite, aspettando che succeda finalmente qualcosa di nuovo. Ha il contratto che scadrà nel giugno del 2023, doveva firmare un rinnovo che è rimasto nel cassetto, sa che la porta del Napoli non è più quella di casa sua, quella che Ancelotti gli aveva spalancato prima che la sorte si mettesse immediatamente di traverso, e dunque gli toccherà decidere: firmare per un altro anno ancora, trovare un club che in prestito gli conceda la tranquillità per esprimersi; oppure no, starsene come nelle ultime quattro stagioni ad osservare silenziosamente, però stavolta dalla tribuna, e dover governare pure il conflitto d’interessi con la società. I bravi ragazzi non fanno volare gli stracci ma ormai non porgono più neanche l’altra guancia: e si sente già sbattere la porta, a pensarci bene.


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