Napoli, un rush che vale il sogno azzurro

Napoli, un rush che vale il sogno azzurro© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
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Tagsnapoli

L’hanno voluto loro questo calcio disordinato che fa partire il campionato mentre il mercato è ancora aperto e ora che stanno per sistemare il pallone al centro del campo, i pensieri si aggrovigliano intorno a buchi più o meno enormi. Ognuno ha il proprio problema e il Napoli ne ha forse qualcuno in più, nonostante Sirigu si sia aggregato ad una squadra che non sa ancora chi sia il proprio portiere. E però questo è persino un dettaglio ornamentale, è da un po’ che si vaga nell’inquietudine che Luciano Spalletti prova a domare, restando impassibile dinnanzi a domande ancora inevase: Fabian è arruolabile o verrà distratto dall’attesa di scoprire da vicino il fascino della Torre Eiffel? Raspadori è un Godot 3.0 o quel balsamo che, proiettando il suo talento sull’immaginario collettivo, potrà mitigare il dolore per la separazione da Insigne e Mertens, tutti assieme con la loro genialità?

Nel caos organizzato di questo mondo che cambia a vista d’occhio - chissà se in meglio - il Napoli s’è dato una missione e però deve ancora completarla: voleva rivoluzionarsi, ne sentiva da un po’ la necessità e forse anche l’esigenza, ha sprecato quattro anni dal giorno in cui, con Ancelotti, poteva avviare il processo di rifondazione largamente prevedibile e già tracciato per piccole o grandi linee, però c’è arrivato. Ma è l’ultimo allungo che varrà il giudizio su questo mutamento generazionale, dai tratti inizialmente invitanti e dagli scenari comunque ancora scomposti: tra i misteri non decodificabili, non subito, che inevitabilmente s’addensano intorno a questa trasformazione radicale, prossima numericamente a quella del 2013 con Benitez, restano le mosse che saranno indispensabili per consegnare a Spalletti la rotta delle ambizioni, dunque la natura stessa del club.

In questa tortuosa scommessa che Adl ha cominciato ad affrontare da giugno scorso, al di là del rischio tecnico per gli addii in massa, c’è rinchiusa la dimensione e quindi il futuro di una società che vive di luce propria, si autofinanzia attraverso una politica che appartiene alla dura legge del campo e non può essere assecondata diversamente. Il Napoli, per alimentarsi, deve saper essere protagonista, galleggiare nell’elite del calcio italiano, concedersi la Champions e poi riprodursi: gli è quasi vietato sbagliare persino i tempi d’attuazione della propria idea. Però, per continuare a starsene dentro a qualcosa che somigli a un sogno, non è ancora troppo tardi. Neanche prestissimo, eh!


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