Napoli, i nuovi poteri forti: l’attacco è impressionante

Osimhen è rimasto in azzurro e sono arrivati Kvaratskhelia, Raspadori e Simeone: una prima linea impressionante per forza, gol e qualità
Napoli, i nuovi poteri forti: l’attacco è impressionante
Antonio Giordano
4 min

Il problema - di fondo - è la diffidenza: quel sottile, perfido virus che nel calcio s’annida subdolo e a volte finisce per inquinare le acque. Ma quando non era cominciato, questo show a cielo aperto, da Napoli a San Siro, dalla Champions alla Nations League, dentro quell’orizzonte s’avvertiva il pregiudizio. Proprio mentre dalla porta di servizio se ne stava andando la belle epoque - Insigne, Mertens, Fabian Ruiz e Koulibaly - e la nostalgia si stava impadronendo d’una città intera, il sospetto che Adl si fosse infilato in un gigantesco buco nero, una specie di viaggio di non ritorno, è divenuta la filastrocca dei pasdaran de noantri: ma (una parte di) Napoli a volte è fatta così, ama farsi del male da sola, deve giocherellare con il pessimismo cosmico, rimpiangere i sogni perduti, e Khvicha Kvaratskhelia, scovato in una terra di nessuno, «solo» dieci milioni di euro per inseguire un ipotetico «tiraggiro» delle ambizioni, nel suo piccolo s’è trasformato nel poster di un ridimensionamento.

De Laurentiis dixit

Il giorno in cui Adl si sbilanciò - «allestiremo una grande squadra» - la credibilità, in quel momento ai minimi storici, trasformò la previsione o la promessa, fate voi, in una boutade estiva: però Cristiano Giuntoli, il diesse, si era già messo all’opera, e con Maurizio Micheli, il capo dell’area scouting, aveva persino stilato la lista della spesa, che Luciano Spalletti, l’allenatore, condivideva, aggiungendoci ovviamente qualcosa di suo. La rivoluzione si sta compiendo, rapidamente, e l’attacco ai poteri forti - alla Juventus, al Milan, all’Inter - è partita dall’alto, da quella batteria di piccoli fenomeni che adesso stanno facendo impallidire l’universo-calcio, costringendolo a consegnare la patente di competenza ad un club che non è infallibile, e ci mancherebbe, ma che raramente sbaglia, come dimostra la Storia più recente.

Fab four

Prima di stupire con la Georgia, Kvara s s’è preso il Napoli frontalmente, l’ha aggrovigliato nei propri dribbling, l’ha trascinato alla Scala del calcio e ha provveduto a disinnescare quel velo di malinconia che ha afferrato i cuori deboli nel momento in cui Osimhen s’è fermato. E perché divenisse chiarissimo quanto enorme fosse il potenziale offensivo del Napoli, «el Cholito» Simeone s’è alzato dalla panchina e in torsione ha aggiunto altro ancora, appena undici giorni dopo aver abbattuto - lui con gli altri - il Liverpool. Giacomino Raspadori, poverino, s’è trovato sistemato (succede!) nei luoghi comuni, lui così piccolo e anche così fragile, trentadue milioni che sono apparsi - ma va - come un’esagerazione e non appena ha potuto, lasciando perdere persino la girata salvifica con lo Spezia, ha esposto il campionario in Nazionale: stop regale per addolcire un pallone che pioveva dalle stelle, conversione, collo-interno e gol magistrale.

Multinazionale

Il Napoli volendo è anche altro ancora, tra Politano e Lozano che addobbano le corsie con le proprie movenze e quegli scatti che sono morsi alle giugulari altrui; e poi aspetta che Osimhen sistemi la propria razione di sfortuna annuale in infermeria e ne venga fuori. Volendo, ma questo è un discorso a parte, ci sarebbe anche Kim, professione difensore sotto mentite spoglie, perché nel curriculum vitae, sono entrati due gol, che vanno ad aggiungersi al patrimonio della squadra che (con l’Udinese) ha l’attacco più prepotente della serie A e del proprio girone di Champions League. Il Napoli è una multinazionale che non si pone limiti, vive dei lampi di un management evoluto e curioso, capace di lanciare il proprio sguardo negli anfratti che sfuggono ai top club (si potrebbe parlare di Anguissa, avendone voglia) e che un allenatore «visionario», Spalletti, ha riempito d’una Bellezza abbagliante. Stordisce chiunque, mentre il Napoli danza sulle punte.


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