Napoli, Lobotka azzanna i palloni e dirige l’orchestra

L’incredibile metamorfosi del centrocampista slovacco: ai margini con Gattuso, fondamentale per Spalletti
Napoli, Lobotka azzanna i palloni e dirige l’orchestra© FOTO MOSCA
Fabio Mandarini
4 min

NAPOLI - Una magia da mago: ieri non c’era e oggi, invece, sì. Ci sarà: Lobotka sarà insieme con Zielinski il primo degli alfieri internazionali a inaugurare lo scalo del centro sportivo di Castel Volturno. Affollato, altroché, considerando che il Napoli ha fornito quattordici uomini alle rispettive Nazionali; quindici, se contiamo anche la partenza e il rientro-lampo dell’infortunato Politano. Quindici che avrebbero anche potuto essere diciassette - diciassette su una rosa di venticinque - se il Camerun non avesse risparmiato Anguissa e se Osi non fosse stato costretto a saltare gli impegni della Nigeria per l’infortunio. Ma questa è un’altra storia. Prestigiosa ma ormai superata. La prossima, quella che sin da ieri alla ripresa degli allenamenti è divenuta interessante e centrale, è invece la partita che segnerà il ritorno del campionato, in programma sabato alle 15 con il Torino al Maradona: e in questa chiave, cioè nell’ottica della preparazione di una sfida delicata e complessa sia per il valore del Toro sia per le problematiche connesse all’esodo degli azzurri, fondamentale è il rientro immediato di Stanislav in campo. Il suo come quello di Zielo, certo. Ma il fatto è che la storia recente ha dimostrato quanto sia necessaria la presenza di Lobotka: lui cambia la squadra. Lui ha cambiato la vita della squadra. E anche la sua.

Il mago Lobotka

E allora, c’era una volta il mistero. E ora c’è un mago: lettera minuscola, non è ancora un soprannome ufficiale, ma uno che fa sparire il pallone sotto il naso degli avversari come vogliamo definirlo? Giochetti di parole a parte, Lobo è la mente e anche la cassetta di sicurezza del Napoli: corre ma con intelligenza (una media di 9,8 km a partita); recupera palloni (46) e li difende (terzo per falli subiti, 19, con Milinkovic); detta i ritmi e sa anche prodursi in giocate illuminanti (tipo il cambio per Lozano con lo Spezia prima del gol di Jack). Da invisibile con Gattuso a simbolo dei rigenerati di Spalletti. Da oggetto misterioso fuori forma e fuori fase, perché poi i calciatori sono uomini e magari i grattacapi rovinano anche le loro giornate, a protagonista assoluto. Insostituibile, finora: è vero che Demme è appena tornato dopo l’infortunio e che per caratteristiche è l’unico a potergli concedere minuti di respiro, però quando il signor Luciano ha deciso di farne a meno in avvio con Lecce e Spezia è finita che la squadra ha sofferto. Senza mezzi termini: tanto da spedirlo dentro al primo minuto dei secondi tempi.

Il recupero

Il palleggio è a memoria, con Lobo. A memo ria. E ancora: più rapido, fluido, efficace. Difende il pallone, crea e trova spazi, verticalizza, addormenta e accelera, dialoga con il tu con Zielinski e Anguissa. Un tris di centrocampo bello, bellissimo e completo come pochi in giro: un mix perfetto che Spalletti ritroverà sin da oggi verso il Torino. Ottima notizia, vero? Nonostante una certa stanchezza, per carità: con la Slovacchia le ha giocate entrambe, sia con l’Azerbaigian sia con la Bielorussia, dall’inizio alla fine. Pilastro per Spalletti (dopo Verona: «Sembrava Iniesta») e anche per Ciccio Calzona, ex collaboratore tecnico del signor Luciano e da qualche mese ct del nuovo ciclo della Nazionale slovacca. Fino a sabato, comunque, il tempo per recuperare è abbondante e sufficiente: un paio di magie et voilà, pronti per trasformare i dubbi in punti d’oro. Cilindro e bacchetta. Abra-Lobotka.


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