Boniek: “Spalletti nel 2023 sarà il numero uno”

«Vincerà il campionato e può farcela anche in Champions. Quest’anno il top è il madridista»
Boniek: “Spalletti nel 2023 sarà il numero uno”
Marco Evangelisti
4 min

Zb igniew Boniek, vicepresidente dell’Uefa, lei che nel calcio ha fatto tutto che cosa pensa di questa rosa di candidati al premio di miglior tecnico del 2022? 
«Penso che per arrivare a giudicare un allenatore ci sono due strade: o conoscere il modo in cui lavora e lasciar perdere quello che si racconta in giro, le interviste, i social media, le dichiarazioni che rilascia; oppure guardare solo ai risultati. Se scegliamo quest’ultimo criterio, sappiamo tutti chi è il numero uno dell’anno: Carlo Ancelotti».

Che infatti è in testa all’elenco. 
«Si corre per il secondo posto. E nel calcio chi arriva secondo in queste classifiche è il primo degli sconfitti. Questo però non significa che Carlo sia più bravo di tutti gli altri. Per allenare e vincere ti serve una squadra forte».

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In quel modo sono buoni tutti. 
«Non proprio, ma di sicuro posso citare tecnici bravi che nessuno prenderà in considerazione perché non vanno mai in prima pagina. Fosse diverso, io proporrei per il premio un eccellente allenatore dell’Under 15 polacca che nessuno conosce».

Nella lista c’è gente che allena in Nuova Zelanda o a Seattle. 
«Sono le trovate della Fifa che deve dare mostra di possedere uno sguardo globale. Alla fine vengono necessariamente fuori i tecnici che stanno sul pezzo».

Per esempio Walid Regragui ha la nomination come allenatore del Wydad Casablanca, ma si è messo in evidenza con il Marocco al Mondiale. 
«Allenatore di club e commissario tecnico sono due mestieri del tutto diversi. Da selezionatore lavori trenta-trentacinque giorni all’anno. In Nazionale non c’è day after, i giocatori tornano ai loro club, non si assimila né delusione né successo. È più viaggi, studi, conoscenze che campo. Di sicuro, Regragui con il Marocco ha fatto un bel lavoro».

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Lei che cosa ha visto di significativo in quella squadra? 
«La qualità. Ha giocatori che giocano. Anche la partita persa con la Francia ai quarti è stata ottima. Non c’è più molta differenza con il calcio europeo e sudamericano, anzi. Dal punto di vista del fisico e della tecnica individuale erano perfettamente all’altezza. Non sempre basta: la Spagna è fortissima e in quattro grandi competizioni sulle ultime cinque non ha combinato niente».

Mourinho e Spalletti sono i degni rappresentanti della Serie A? 
«Mourinho per nome, fama, carisma, richiamo mediatico partecipa sempre a queste corse. Inoltre la Roma ha vinto la Conference League. Spalletti mi piace e m’incuriosisce: concreto, di poche parole, sa che cosa chiedere alla squadra. Lo vedo però come vincitore del premio il prossimo anno, quando avrà conquistato lo scudetto. Al Napoli possono essere scaramantici quanto vogliono, ma io lo dico: hanno un grande vantaggio, una proposta di gioco e nessuno che li insegua con la sufficiente continuità. Possono vincere anche la Champions».

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Addirittura
«Perché no? Kvaradona, io lo chiamo così, è un talento puro e Kim è uno dei migliori difensori della Serie A: per energia, per concentrazione, per come marca, per come colpisce di testa. Un’altra categoria. Ovviamente bisogna stare sempre attenti a Milan e Inter. La Juve è una buona squadra, ma con quello che sta succedendo nel club diventa tutto più complicato». 


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