Un capitano. Un vero capitano. Uno di quelli che d'accordo, l'attenzione del Barça lusinga e inorgoglisce, ma appena possibile si siederà a discutere del suo rinnovo con il Napoli. Una seconda pelle, ormai. La squadra che l'ha lanciato in Champions passando attraverso la retrocessione con l'Empoli ma anche la squadra a cui in (quasi) quattro stagioni ha dato tutto. E sempre con enorme qualità: si fa una fatica del diavolo a trovare macchie vere nelle 158 partite collezionate da quando è azzurra la sua vita. Ventuno delle quali giocate in questa stagione tra il campionato e la Champions: tutte, per intenderci, e sempre dal primo minuto. Un totem, un esempio di umiltà e sacrifici per chi da grande vuol fare il suo mestiere e poi il riferimento assoluto di uno spogliatoio che, nonostante un'anzianità inferiore rispetto ad altri colleghi altrettanto validi, dopo l'addio di Koulibaly gli ha infilato all'unanimità la fascia al braccio sinistro. E ora, dicevamo, servirà una penna: prima di Natale ha parlato con De Laurentiis e il presidente gli ha dato appuntamento all'inizio dell'anno che comincerà ufficialmente alla mezzanotte di domani per parlare del rinnovo. Del prolungamento praticamente a vita di un contratto che scadrà nel 2026: non è un'urgenza, bensì una scelta. Un desiderio reciproco. Un capitano è per sempre.
Scudetto azzurro
E allora, Di Lorenzo: il calciatore, l'uomo. Il napoletano di Toscana: la sua voglia di continuare a giocare in questa squadra e a vivere in questa città vale tutto ciò che lui, uomo di poche parole pubbliche e tantissimi fatti, conserva nel cassetto della sua vita privata. Parlare, del resto, serve a poco quando è il campo a raccontare per bene la storia: giocatore fondamentale del Napoli e della Nazionale. Uno che il Barcellona, come raccontano in Spagna, ha messo nella lista dei nomi importanti del prossimo mercato: fa effetto e fa piacere, certo, soprattutto perché la stima dei grandi club è pienamente meritata. Anche l'Atletico ci ha provato concretamente qualche mese fa, ma alla fine lui ha continuato a correre sulla stessa fascia con la stessa maglia e ora è anche il capitano della squadra che comanda la Serie A e che vuole, a ogni costo, lo scudetto.
Un simbolo
Di Lorenzo ci sta mettendo del suo sin dal primo giorno di ritiro. In mezzo alle onde alte della rivoluzione: il solito rendimento e la solita pazzesca continuità e poi l'anima dentro lo spogliatoio. A modo suo: non è un caso che il gruppo sia unito forse come mai negli ultimi anni; non è un caso che lui abbia voluto organizzare in prima persona la cena di Natale, nonostante il club avesse deciso di evitare per una serie di ragioni elencate da De Laurentiis dopo il Lilla (a cominciare dalla prevenzione del Covid). Giovanni ci sa fare in campo come in borghese perché è il simbolo di chi, attraverso il lavoro, è riuscito a ribaltare una carriera che a un certo punto sembrava destinata a un calcio diverso da quello delle stelle di Champions. E ora, a 29 anni e con un fisico che a tratti andrebbe studiato per la forza e la resistenza, sente anche la voglia di consolidare il rapporto con il Napoli esattamente come il club ha intenzione di fare con lui.
Gala milanese
Notizia importante e presupposto super in vista del ritorno in campo con l'Inter: mercoledì a San Siro, certo, un appuntamento chic. Una serata di quelle importanti davvero: sia perché ritornerà il campionato dopo 53 giorni, sia perché da una sfida del genere verranno fuori dati e segnali in ottica scudetto. Già, la soave ossessione di una città e ora anche di una squadra. E magari di un capitano: il Mondiale l'ha osservato dal divano - ahilui e ahinoi - ma tutto sommato il 2023 potrà assumere una tonalità d'azzurro diversa ma altrettanto intensa. Facciamo anche da sogno.