Napoli, Kvara li fa impazzire: la Georgia è azzurra

Il papà: "Sono contento che siano venuti così tanti connazionali ad assistere alla gara con la Juventus"
Napoli, Kvara li fa impazzire: la Georgia è azzurra© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
4 min

E vivono tutti felici e contenti, dentro una favola che si chiama Napoli, in quel mondo fatato che sa di Kvara, tra dribbling e veroniche e sogni da accarezzare. «Quando sei al Maradona, pensi non ci sia cosa più bella». Il calcio come papà Kvara non l’ha mai visto è nella genialità di quel figlio divenuto ambasciatore nel Mondo di una Georgia che si gode quel talento così sfacciato ed espressivo, nelle movenze d’un neo-scugnizzo esploso fragorosamente in un nano secondo e divenuto un mito per la sua gente: «Sono contento che siano venuti così tanti connazionali ad assistere alla gara con la Juventus». E, per regalar qualcosa di sé, un gol, una sforbiciata per l’irruzione di Osimhen, la parabola dall’angolo per la sassata di Rrahmani, l’assist per Osi come soltanto nei film romantici o nei Baci della Perugina. «Sembrava di essere in Georgia». Si scrive Kvara e s’immagina il football 3.0, ch’è un pezzo avanti, è talento che viene sparso in lungo e in largo, è estro che seduce e lusinga l’anima, elargisce statistiche che spinge il Cies a celebrare un fenomeno a cielo aperto che sta travolgendo l'Italia, anzi l'Europa, forse il Pianeta: «Il giocatore del momento è Kvicha Kvratskhelia: 30 vittorie e 22 gol in 42 partite giocate nell’ultimo anno». E ventiquattro - vissute con la maglia azzurra addosso - riempiendole a modo suo, mettendoci personalmente nove gol e dodici assist, infarcendo di sé serate e pomeriggi attraversati come una furia, ma con l’eleganza che rapisce. Kvara è l’attaccante completo non per definizione ma per dimostrazione, è «diverso» perché altruista, un filantropo che si lascia affascinare dal desiderio di consegnare ad Osi con la Juventus o a Simeone con il Liverpool o a Lozano a Cremona o a chi capita un pallone da condividere.

Riposo

Kvara stasera riposa (forse, quasi sicuramente) perché sabato c’è il derby con la Salernitana, perché poi si entrerà in una specie di frullatore - il calcio di oggi - giocando un giorno sì e l’altro pure, passando dalla Coppa Italia al campionato e poi alla Champions con la stessa leggerezza che il georgiano sfrutta per andarsene dalla fascia sinistra al centro, in quelle terre di nessuno che diventano le sue e che fanno del suo papà un altro uomo: «Sono contento che mio figlio giochi nel club dove è stato Diego».

Neymar e Messi come Kvaratskhelia

E poi

Dieci milioni (appena) per gustarsi il football che verrà, quegli squarci di luce che abbagliano il “Maradona” e lo trascinano nel delirio: Kvratskhelia è l’idolo d’una generazione che ha dovuto aggrapparsi ai ricordi, alla narrazione o a tutto quello che si può trovare cliccando su un computer, tracce di una memoria che adesso può diventare un vissuto. Nove punti sul Milan, dieci sulla Juventus e sull’Inter, una pioggia d’emozioni dalla quale lasciarsi inondare, andandosene a spasso sul K2. Ed è persino inutile anche chiedergli se siano felici.


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