Lazio, la Grande Concretezza

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Lazio, la Grande Concretezza© Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Il Maradona che aveva accolto Sarri fischiando ha salutato la prima sconfitta interna di Spalletti in campionato cantando. Come se nulla di spiacevole fosse accaduto: troppi i punti di distanza tra il magnifico sogno e la disillusione impossibile, ci sono momenti in cui l’adorabile fatalismo napoletano è più che autorizzato e prevale sull’amarezza. Sarri ha rispettato fino in fondo l’avversario, la sua condizione, il calcio più bello ed efficace d’Italia. Dai suoi ha preteso attenzione, senso della posizione e precisione (8 falli in tutto, soltanto tre nei primi 45 minuti), ottenendo prestazioni perfette da Marusic e Hysaj, Romagnoli e Patric, tanto sacrificio dai centrocampisti e facendosi serenamente perdonare da Immobile il costante isolamento. Il Napoli ha palleggiato con insistenza cercando qualche buco nel muro: ci ha provato con Kvara e Lozano, poi con Politano; anche attraverso i cambi Spalletti è passato al piano B e infine al C, ma ha ottenuto una traversa e poco altro. A Lobotka, Kvara e Osimhen, a Di Lorenzo e Olivera, meno spiazzante e coinvolgente di Mario Rui, squalificato, può e deve essere concessa una pausa in una stagione così brillante e sfinente. Non mi sorprende, infine, che il risultato l’abbia deciso Vecino, l’intuizione di Sarri, ma anche l’irrinunciabile di Spalletti nelle stagioni interiste. Vecino sa fare tutte le fasi e, soprattutto, ha una naturale confidenza con il gol. L’attesa bellezza del Napoli ha ceduto alla ragionevole, sofisticata concretezza della Lazio, l’accerchiamento lento all’organizzazione complessiva.

Adl, se lo conosci lo ascolti

A “Tutti convocati”, programma di Radio 24, Aurelio De Laurentiis ha detto un sacco di cose giustissime sul momento del calcio e sull’Uefa; ha anche criticato Dazn, piattaforma per la quale votarono a favore 17 presidenti su 20, lui compreso: chi non cambia mai la propria opinione - questa è di Jane Austen - ha il dovere assoluto di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio. Oggi tutti danno addosso alla tv di Blavatnik, noi fummo tra i primi e, proprio per distinguerci dalla massa, a questo punto sospendiamo il giudizio. Torno ai passaggi principali del j’accuse del presidente: «Il sistema calcio così com’è non funziona ed è morto, perché il mercato è sempre più esigente e non risponde ai fattori della produzione. Io non voglio la Superlega (che sostiene esattamente le stesse cose, nda) formula ipotizzata per un club d’élite, ma è sbagliato che, oltre alla Champions, ci siano Europa League e Conference League per 800 milioni di proventi che non si sa che fine fanno se non rimpinguare le tasche di chi comanda». Quante volte l’abbiamo ripetuto su questo giornale! «Il tifoso virtuale vuole vedere partite interessanti», altro concetto dei superleghisti ripreso da De Laurentiis. «A chi dice che riducendo le squadre diminuiscono gli introiti rispondo: idiozie. Ci sono partite che non hanno interesse. Nemmeno la Premier trasmette tutto». Verissimo. Infine, sul tema dei biglietti virtuali: «Favorevole usando tutte le piattaforme esistenti e riconoscendo una percentuale del tagliando». È giunto il momento di fare fatica anche in via Rosellini. Mi chiedo come mai le proprietà straniere, in primis le americane, non impongano valutazioni profonde sul futuro della serie A e sulla tutela dei loro “investimenti italiani”.


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