Napoli, il miracolo di San Diego: tutto il mondo ora è nei vicoli

Il murale dei Quartieri Spagnoli dedicato a Maradona ha trasformato una realtà difficile nel luogo più visitato dai turisti che affollano la città
Napoli, il miracolo di San Diego: tutto il mondo ora è nei vicoli© ANSA
Fabio Mandarini
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Alla fine del racconto qualcuno dovrà pur decidere se ritenerlo il primo o l’ultimo, ma una cosa è certa: questa è la storia del miracolo di Maradona. Un miracolo popolare e sociale: questa volta non è la mano e neanche il piede, è D1OS per intero. Con il corpo dipinto 33 anni fa dai ragazzi del rione e il viso restaurato da un artista argentino come si fa con le opere d’arte. Ebbene sì: il Murale di Maradona ha conquistato la M maiuscola - tipo monumento - e soprattutto ha catturato l’attenzione di milioni di turisti. Di fedeli in pellegrinaggio: un viaggio spontaneo cominciato il 25 novembre 2020, di notte; la notte della morte di Diego. E pensare che all’epoca da quelle parti non ci andava nessuno, cioè ci andavano in pochi e i turisti ne ignoravano l’esistenza: tutto normale, i Quartieri Spagnoli erano soltanto un dedalo di vicoli sconsigliati dalle guide - e anche dai napoletani - e quel murale cominciava ancora con la lettera minuscola. Già. Ma poi è successo qualcosa d’inspiegabile: migliaia di persone ogni giorno ristoranti, negozi, trattorie, bar, il profumo del caff è e i colori. Un gol alla Maradona. La rinascita.

Murale di Maradona, le origini e la livella

E allora, c’era una volta il consiglio delle guide: attenzione tra i vicoli del centro di Napoli e di notte tenetevi alla larga. Viene quasi da ridere a guardarli oggi: file interminabili, festoni, striscioni, attività e una fila infinita verso Largo Maradona. Già via Emanuele De Deo. «Già Mmiez’ ‘o Carecature. Non conosco il significato, ma quel posto lo chiamavamo tutti così perché c’erano i resti di un palazzo crollato sotto i bombardamenti», dice Claudio Di Dato, storico acquafrescaio della città ma soprattutto uno degli autori materiali della versione originale del 1990 (prima della ricostruzione del viso eseguita da Francisco Bosoletti nel 2017): «Ho dato una mano a riempire di colore il disegno di Mario Filardi, l’autore, come tanti altri ragazzi». All’epoca quello spazio era destinato alle partitelle da strada o alle riunioni dei tifosi del Napoli e degli amici dei Quartieri; oggi è una specie di capitale internazionale del turismo. Gli ultimi dati? Senza voler scomodare il sacro, quello vero: il Murale di Maradona è stata di recente la meta più visitata dai turisti di Napoli; più ambita anche di Napoli Sotterranea e del Cristo Velato, un capolavoro senza tempo ieri ammirato da Bono. Il D1OS batte tutti (con rispetto). E il Pelusa Maradona ha guidato ancora la rivoluzione del popolo riempiendo di magia un luogo da sempre pieno di fascino e di storia, ma fino al 25 novembre 2020 ridotto a un potenziale mai realmente sfruttato. Spesso calpestato. Di certo evitato dai turisti con l’orologio di marca: il passato remoto. Oggi è la vita, è il centro del mondo, la spremuta di lingue e culture, la Livella di Totò: ci trovi il ricco e il povero, il borghese e il nobile, lo sconosciuto e il famoso. E tutti, nessuno escluso, fanno l’inchino e una foto e rendono omaggio a Diego. Più che la riqualificazione di una zona trascurata e spesso franca, e dunque a rischio, si tratta di un affresco: i Quartieri Spagnoli sono il simbolo del Rinascimento Napoletano. L’icona. E ora bisogna decidere: è il primo o l’ultimo miracolo di Maradona? Difficile. O forse no: l’ultimo miracolo di Diego e il primo miracolo di San Diego. Così sia.


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