Napoli in ansia: De Laurentiis attende, Spalletti riflette

L'allenatore non ha ancora sciolto le riserve sul futuro anche se il club ha già esercitato l'opzione fino al 2024
Napoli in ansia: De Laurentiis attende, Spalletti riflette© LAPRESSE
Antonio Giordano
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Ci vuole un attimo da via Rosellini al Bosco Verticale, a Milano, e allora un po’ si pensano: però ancora riflettono, l’uno e l’altro, su questa primavera che sa d’autunno. Quando il Napoli è rifiorito, a trentatré anni di distanza dalla sua ultima estate romantica, gli si è spalancato un mondo: ha scoperto ciò che sapeva e che però preferiva ignorare, lasciando che la polvere finisse un pochino sotto al tappeto. È vero, non esistono più neanche le mezze stagioni, che senso ha stupirsi per qualche acquazzone: magari passerà, chi può dirlo?, oppure no, però non è ancora arrivato il momento di cercar riparo. Aurelio De Laurentiis un ombrello ce l’ha, l’ha persino sfruttato proprio per anticipare i tempi, e ha inviato la Pec che di fatto riaccomoda per i prossimi dodici mesi Luciano Spalletti sulla panchina del Napoli: però questa è la burocrazia e altro sono i sentimenti, non necessariamente l’empatia ma i rapporti personali, una condivisione di scelte e d’idee che non possono prescindere da un’ambientazione favorevole.

L'opzione esercitata da De Laurentiis

Venerdì sera si è consumato il primo atto di una storia che avrà un seguito, perché pure nel caos d’un ristorante c’è stato modo di ribadirsi concetti noti sia all’uno che all’altro. De Laurentiis ha esercitato l’opzione concessagli da Spalletti nel luglio del 2021 ed avendo la finestra spalancata sul futuro se lo è preso a scanso di equivoci: tutto legalmente inappuntabile, formalmente un po’ (un po’?) indigesto per un allenatore che si sarebbe aspettato magari una telefonata, una visita, un contatto o semmai un avviso non di maniera. «Li ringrazio per avermi annunciato che era stata spedita la mail».

Un mercato da immaginare

I programmi cambiano di giorno in giorno, c’è bisogno di aggiornamenti: rispetto alla fatidica ora X, quella in cui Adl ha legittimato il diritto di «prelazione», s’è già modificato e quasi alterato un equilibrio interno, con Giuntoli che comincia a divenire un’entità astratta e dunque un interrogativo da risolvere. Chi al suo posto? Ma non è questa l’unica domanda che un allenatore si pone dopo aver vinto uno scudetto che richiede lo sviluppo del Progetto e criteri di attuazione da condividere. E poi c’è la squadra, c’è il mistero di un mercato che non si può decifrare ma che si può immaginare, quasi prevedere, anticipandolo con soluzioni alternative ai vari «agguati» che si possono ipotizzare: la clausola di Kim spalanca un vuoto in difesa, i pruriti internazionali intorno ad Osimhen diventano inquietudine da fronteggiare.

La lungimiranza di De Laurentiis

In realtà, tra De Laurentiis e Spalletti non ci sono state frizioni reali, concrete, semmai possenti e decisive ma un biennio tra due uomini forti (per destini forti...) comporta comunque uno stress. Il contratto ha rappresentato il paracadute costruito con strategica lungimiranza da Adl che, per darsi una prospettiva autorevole e anche autoritaria, rassicurante, ha inteso affidarsi alla continuità tecnica di un allenatore di personalità e con un bagaglio culturale rilevante. Ma c’è poi adesso la consapevolezza di dover affrontare dinamiche dialettiche ampie per stabilire un sodalizio che non resti avvolto in nessuna nube eventualmente resa «tossica» dalle erosioni del tempo trascorso assieme.

Le possibili alternative a Spalletti

DeLa e Spalletti hanno ancora parecchio da dirsi ma a differenza di un anno fa, stavolta, al tavolo della conferenza stampa della presentazione del ritiro non ci sarà l’allenatore, né il suo staff avrà bisogno di andare a fare sopralluoghi a Dimaro avendo conoscenza delle strutture. Però nell’agenda la priorità è Spalletti, l’appuntamento da fissare, per sapere se poi sarà il caso di doversi orientare altrove, su Conte o su Gasperini, su Italiano o su Galtier.


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