Il futuro di Spalletti? Dopo Osi e Kvara ci sono cavalli e campagna

Il tecnico valuta l'ipotesi di un anno sabbatico: gli scenari tra il calcio e la sua amata tenuta in Toscana
Il futuro di Spalletti? Dopo Osi e Kvara ci sono cavalli e campagna
Fabio Mandarini
4 min

L’uomo che sussurrava ai cavalli è lo stesso che ieri ha sussurrato al mondo i suoi progetti: Luciano Spalletti ha detto che gli servirà giusto un paio di buoni stivali per fare quello che lo aspetta. E chi vuole capire, capisca o capirà che certe scarpe non sono scarpini e non hanno i tacchetti: sono attrezzi utili a un altro tipo di lavoro. Cose di campagna toscana, roba seria per lui, radici: la tenuta di Montaione, i vigneti, i suoi animali. La quiete e la famiglia. La mamma. Le panchine del paese, mica quelle di uno stadio: perché ad oggi, se non fosse chiaro, il signor Luciano sarebbe tentato dall’idea di non allenare per un anno. Staccherà: così avrebbe deciso, per ora. Si dedicherà ad altri purosangue dopo Osi e Kvara. E poi a se stesso. E il Napoli resterà l’ultima squadra per un po’, almeno per il momento: «Non ho offerte e non ne aspetto altre». Lui ha sussurrato, ieri. Un bel po’ di verità.

Spalletti, ipotesi anno sabbatico

E allora, Spalletti è pronto a tornare lo Spalletti. Il Luciano: uno di loro, uno degli amici, amici miei con cui condividere giornate di lavoro e serate in compagnia. Farà quello che vorrà, anzi quello che gli garberà: inutile fare filosofia o poesia. Questa è pratica, sarà storia: il tecnico del Napoli, dopo il Napoli, non allenerà per una stagione. Almeno quella del contratto rinnovato fino al 30 giugno 2024 unilateralmente dal club con l’ormai famosissima opzione attivata via Pec: mai e-mail ha catturato più titoli e più schizzi d’inchiostro. È successo anche questo nell’anno del terzo scudetto, trentatré anni dopo quello del Diego e i suoi discepoli. È accaduto che un allenatore divenuto immortale per la città, alla fine sembra deciso a fermarsi per un annetto e lo ha pure lasciato intendere: «Non mi servono le ali, mi serviranno gli stivali». Ieri è venuto fuori qualcosa d’importante davvero, ma il fatto che Spalletti sussurri per natura e non alzi la voce finisce spesso per confondere le idee. O forse, chissà, c’è soltanto la voglia di allontanare i cattivi pensieri: è un fuoriclasse della panchina ad andare via. È un uomo amato dalla città e dalla squadra a salutare tutti e a ritirarsi per un po’.

Napoli, il nome clamoroso per la panchina

Il buen retiro di Spalletti

La cosa certa è che sarebbe un buen retiro: la tenuta di Montaione, dicevamo, e poi Milano. La città in cui vive con la sua famiglia, con la signora Tamara e i suoi ragazzi: Samuele, Federico e Matilda. La più piccola, 13 anni. Dodici, dicevamo, sarebbero invece i mesi che il signor Luciano dedicherebbe ad altro, a tutto quello che gli pare. E poi ai ricordi: Napoli è nell’anima ed è sulla pelle, lo ha detto ieri e va bene così. Inutile aggiungere altro: niente poesia e filosofia, vero?, in questa storia di calcio e campagna, valori e sentimenti. Spalletti è un uomo pratico e ambizioso ma anche romantico e imprevedibile, soprattutto vero: non ha voglia di continuare a vivere un rapporto che ritiene concluso e non lo nasconde. E non è questione di soldi, offerte, ambizioni, contratti, altri ingaggi, altre squadre: «Non ho nulla e non aspetto nessuno». Per un anno è così che vuole, lo Spalletti. Il Luciano. Amici miei.  


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